Gli Artigianelli in città: ora protagonisti di un libro
MONZA - Sabato 12 dicembre alle 17.30 nello storico istituto di via Magenta 4 sarà presentato il libro “Gli Artigianelli Pavoniani in Monza”. Volume scritto da Clelia Farina e Luigi Pietro Colombo su una delle istituzioni cittadine, fondata nell'Ottocento da Lodovico Pavoni.
C’è chi in quelle aule ha studiato imparando un mestiere, chi in quei corridoi ha trovato punti di riferimento non avendo la fortuna di avere una famiglia e una guida alle spalle, e chi dietro una cattedra ha iniziato la sua professione di educatore.
Questi sono gli Istituti degli Artigianelli, un’istituzione in città, protagonista di un libro. Si intitola “Gli Artigianelli Pavoniani in Monza” il volume scritto da Clelia Farina e Luigi Pietro Colombo che sarà presentato sabato 12 dicembre alle 17.30 nello storico istituto di via Magenta 4. L’ingresso è libero.
“Valenti operai, onesti cittadini e buoni padri di famiglia, cari a Dio e utili alla società”: questo il motto del padre fondatore della comunità religiosa molto attenta alla realtà in costante cambiamento e quindi precursore dei tempi.
Un’ampia struttura a due passi dal centro che offre diversi servizi, perfettamente radicata sul territorio: la libreria Ancora e la chiesa della Santissima Trinità di piazza Diaz (più nota ai monzesi come la chiesa degli Artigianelli), le strutture educative riservate ai ragazzi che vivono in situazioni di disagio, il centro residenziale per studenti e per lavoratori obbligati a stare lontani da casa.
Tutto questo è la grande famiglia monzese dei pavoniani, il cui messaggio del padre fondatore Lodovico Pavoni che operò nell’Ottocento in un clima di grandi mutamenti sociali, era la promozione della politica dell’amore e dell’attenzione agli ultimi in particolare ai ragazzi con un occhio di riguardo alla loro formazione umana e professionale garantendo un mestiere a migliaia di adolescenti altrimenti destinati ai margini della società.
Tutto questo è la grande famiglia monzese dei pavoniani, il cui messaggio del padre fondatore Lodovico Pavoni che operò nell’Ottocento in un clima di grandi mutamenti sociali, era la promozione della politica dell’amore e dell’attenzione agli ultimi in particolare ai ragazzi con un occhio di riguardo alla loro formazione umana e professionale garantendo un mestiere a migliaia di adolescenti altrimenti destinati ai margini della società.