La birra del Carrobiolo. Tradizione e innovazione a Monza
Nasce da un progetto sociale la ripresa dell'arte di fare la birra nel convento dei Barnabiti di Monza. Oggi c'è anche un pub
“Chi beve birra, campa cent’anni”, diceva una vecchia e celebre pubblicità, sostenendo quanto facesse bene dissetarsi con l’amara e frizzante bevanda. Ma oltre a fare bene, e a farla bene, c’è chi attraverso la produzione di birra fa il bene del prossimo.
La storia del birrificio Carrobiolo – che in pochi anni si è conquistato una meritata e notevole fama – nasce da un esperimento sociale, dalla volontà di alcuni educatori di proporre ai loro ragazzi un gioco costruttivo e divertente: fare la birra come progetto da presentare all'esame di terza media. Era il 2008 e Pietro Fontana, che allora dirigeva il centro educativo dell’associazione “Antonia Vita” presso il convento dei Barnabiti di piazza Carrobiolo a Monza, decise di trasformare quel gioco educativo in una specie di impresa. La birra al convento la facevano già, molto tempo addietro. Insieme ai frati si decise di provare a fondare una società e il successo fu immediato.
Ingredienti di qualità, alcuni dei quali a chilometro zero, tanta fantasia e voglia di misurarsi con un progetto un po’ pazzo. Nel giro di pochi anni la birra “del convento Carrobiolo” si è conquistata premi, riconoscimenti, clienti e fama imperitura. Anche perché è proprio buona. Oggi Fontana è il socio di maggioranza, con una percentuale minima del convento, ma fra le antiche mura di piazza Carrobiolo c'è ancora l’insediamento produttivo storico, dove si producono le birre speciali. Una nuova sede più moderna – e soprattutto un nuovo locale di mescita – in piazza Indipendenza 1 a Monza, sono la nuova sfida del Carrobiolo.
“Oggi – racconta Fontana – ci stiamo giocando la scommessa del pub. In qualche modo era una scelta dovuta, per stare al passo”. Le origini da educatore, però, non le ha perse. “Siamo una piccola azienda – continua – E ci lavoriamo in pochi, però, all’inizio abbiamo cercato di creare un laboratorio per insegnare il tirocinio a chi voleva intraprendere la professione di mastro birraio. Abbiamo dovuto interrompere, perché per insegnare un lavoro ci vuole tempo. Oggi ospitiamo degli stage con i ragazzi della cooperativa sociale Lambro e qualche borsa lavoro del Comune di Monza. Abbiamo allo studio alcuni progetti con l’istituto professionale Olivetti e la scuola Borsa di Monza”. Le origini non si tradiscono, la scelta di essere scuola di vita e di lavoro rimane.
Nel locale di piazza Indipendenza una volta si trovava un cappellificio; dopo tanti anni di chiusura Fontana lo ha recuperato e ha creato il suo nuovo “esperimento”. Dall’altra parte del cortile il nuovo sito produttivo, moderno ma sempre artigianale. Le enormi cisterne refrigerate sono collegate alle spine del bancone e il prodotto è sempre pronto, a ciclo continuo. Una piccola cucina prepara pochi piatti, ma a giudicare dall’affollamento a pranzo, si direbbe molto apprezzati.
Al bancone si gustano birre più beverine: dire no alla classica “media chiara” non è scelta commerciale raccomandabile, ma basta dare una scorsa alla lista di quelle in bottiglia, per capire che l'amante della birra è arrivato nel posto giusto. Le birre sono tutte prodotte secondo il metodo artigianale e quindi non sono filtrate e nemmeno pastorizzare; sono realizza con una selezione delle migliori materie prime, fra cui spicca un particolare frumento biologico autoctono denominato “spiga e madia”, coltivato grazie a un “patto” di solidarietà tra il Distretto di Economia Solidale della Brianza e un coltivatore locale. Che dire? Storia, tradizione, solidarietà, qualità, passione... Gli ingredienti ci sono tutti e una visita non andrà delusa.