Lo scaffale della legalità: la lotta alle mafie parte dalla cultura

LISSONE - La città attende l'arrivo di Claudio Fava, deputato e giornalista, vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia. Nonché figlio di Giuseppe Fava (fondatore de I Siciliani, assassinato dalla mafia nel 1984 a Catania). Interverrà nella rassegna che il Comune ha dedicato alla legalità

Sarà Claudio Fava, figlio di Giuseppe Fava (fondatore de I Siciliani, assassinato dalla mafia nel 1984 a Catania), deputato e giornalista, vicepresidente della Commissione parlamentare Antimafia, l’ospite d’eccezione del secondo evento legato allo “Scaffale attivo della legalità” organizzato dall’amministrazione comunale con la collaborazione dell’associazione "Libera" (sezione di Monza e Brianza) e con il patrocinio di Brianza SiCura, cui Lissone aderisce fin dalla fondazione.

Martedì 6 dicembre alle 18.30 Fava presenterà il suo libro "Comprati e venduti: storie di giornalisti, editori, padrini, padroni" (Add Editore): un viaggio attraverso le vite dei giornalisti sotto il mirino della mafia, ma anche uno sguardo sul rapporto tra informazione e poteri criminali, una denuncia della situazione in cui lavorano e si trovano a operare alcuni giornalisti italiani, non solo al Sud.

L'informazione e i mass media sono un fattore fondamentale per l'educazione e la difesa della legalità. Infatti l’assessorato alla Cultura e la Biblioteca civica hanno pensato di dedicare a questo tema la serie di incontri legati allo scaffale attivo della legalità nell’ambito di un più ampio progetto denominato "Lissone X la legalità", un progetto forte e impegnativo voluto dall’amministrazione comunale già nel 2013 con l’obiettivo di sensibilizzare e coinvolgere i cittadini - in particolare i giovani - sul tema del rispetto delle regole e del contrasto a tutte le mafie.

"L'impegno a favore di una cultura della legalità ha distinto fin da subito la nostra amministrazione coinvolgendo scuole, associazioni e cittadini – sottolinea Elio Talarico, vicesindaco con delega alla Cultura - Un lavoro di rete diffuso e costante sul territorio che ci ha visti impegnati con format mirati come "Lissone per legalità" e ora con lo "scaffale attivo per la legalità" in collaborazione con l’associazione Libera e la nostra Biblioteca civica. È nostro dovere, nei confronti di tutti e soprattutto verso le generazioni future, diffondere e promuovere l’educazione alla legalità, lo stiamo facendo consapevoli che attraverso la cultura e la conoscenza possiamo conseguire, tutti insieme, risultati solidi e importanti".

Nei mesi a venire Lissone ospiterà anche la presentazione del libro "Colpito", con Tiberio Bentivoglio, e il testo "A colloquio con Gaspare Spatuzza" con l’autrice Alessandra Dino e il magistrato Nino Di Matteo. Verranno presentati in incontri pubblici anche i libri "Atlante delle mafie" e "Al posto sbagliato", quest’ultimo in particolare sarà proposto direttamente nelle scuole col fondamentale coinvolgimento degli insegnanti.

Combattere le mafie si può anche con i libri. Infatti ormai dal mese di settembre (in occasione della manifestazione "Libritudine") al primo piano della Biblioteca cittadina è stato istituito uno speciale "Scaffale attivo della legalità", dove trovano spazio numerosi volumi in cui si parla di regole e di giustizia affiancati ad altri che si concentrano su come la mafia opera e fa business in Italia. 

Una scaffale attivo e formativo, continuamente alimentato da nuovi acquisti, e che naturalmente andrà implementandosi anche con i volumi presentati nei prossimi mesi a Lissone; uno spazio ricco di spunti di approfondimento, di storie e testimonianze, di fatti e azioni che hanno come comune denominatore il rispetto delle leggi, il contrasto alla corruzione, la lotta alla ‘ndrangheta a tutte le mafie.

Ma l’impegno di “Lissone per la legalità” non finisce qui. Il 18 marzo 2017, Giornata della Memoria e dell'Impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie, alla dedicazione di una via alla memoria dell’imprenditore brianzolo Ambrogio Mauri, uno dei simboli della lotta alla corruzione in Italia, purtroppo suicidatosi a Desio il 21 aprile 1997 per non sottostare al sistema delle tangenti cui la sua azienda veniva continuamente sottoposta. Negli anni di Tangentopoli, Mauri appoggiò l'attività del pool Mani Pulite, andando a testimoniare volontariamente; tuttavia al termine di quella stagione, deluso dal fatto che come prima gli venivano negati appalti perché non accettava di pagare tangenti, si uccise nel proprio ufficio.


Vuoi ricevere le notizie nella tua mail? Iscriviti alla newsletter: clicca qui