Sembrava un incidente stradale: Polizia locale e Commissariato scoprono un centro di prostituzione
LISSONE - Una brillante attività di indagine, condotta in modo congiunto dalla Polizia locale in collaborazione con il Commissariato di Polizia di Monza, ha portato in carcere la cinese titolare di un centro benessere in città
Quando l'ispettore della Polizia è entrato in borghese nel centro massaggi di Lissone, non ha più avuto alcun dubbio sul fatto che le indagini avessero colto nel segno: gli hanno subito proposto prestazioni sessuali in cambio di 70 euro. Ma c'era un vero e proprio tariffario che, in determinati casi, poteva raggiungere anche i 130 euro. Per la titolare, una cinese di 44 anni regolarmente in Italia, è scattato il fermo di polizia giudiziaria, poi convalidato dal magistrato: ora è in carcere a San Vittore. Risponderà di sfruttamento della prostituzione con l’aggravante della violenza e delle minacce nonché di sfruttamento della condizione di clandestinità.
Davvero brillante l'operazione condotta dalla Polizia locale di Lissone in sinergia con il Commissariato di Polizia di Stato di Monza. Quello che poteva essere un banale incidente stradale, infatti, ha portato alla luce una realtà ben più grave.
Tutto è iniziato infatti il 12 aprile, quando la Polizia locale è stata chiamata in via Gramsci per una ragazza cinese ferita in strada. Si pensava all'incidente stradale, probabilmente con un'auto pirata fuggita chissà dove. A terra, davanti al centro benessere "YaGe" una donna di 35 anni. Trasportata al Pronto soccorso dell'ospedale San Gerardo, giudicata guaribile in cinque giorni per contusioni varie, non aveva però collaborato con la pattuglia. Non solo per le difficoltà di comunicazione derivanti dalla totale mancanza di comprensione della lingua italiana, ma soprattutto per la paura sulle possibili ripercussioni e sull’incertezza legata al proprio futuro essendo a tutti gli effetti clandestina in Italia.
L’attività degli agenti della Polizia locale, sulla scorta di accertamenti già eseguiti, si è subito rivolta alla protezione della possibile vittima di maltrattamenti facendole comprendere che se avesse collaborato alle indagini non sarebbe rimasta sola ma avrebbe avuto la possibilità di essere aiutata per lasciarsi alle spalle il proprio passato di violenze. Col passare del tempo, anche grazie all’aiuto di intermediari, la donna ha deciso di fidarsi iniziando a raccontare la propria triste storia, iniziata come spesso accade con la promessa di un lavoro decoroso in Italia il cui epilogo invece ha portato alla situazione di sfruttamento poi emersa.
Superate le barriere linguistiche attraverso un mediatore, la ragazza ha raccontato di subire da tempo pestaggi e percosse, dovute al suo rifiuto di esercitare l’attività di prostituzione con i clienti del Centro massaggi. Grazie alla celerità delle operazioni svolte dal personale della Polizia locale di con la totale collaborazione del Commissariato di Monza - il quale metteva a disposizione anche la propria struttura al fine di poter dare fin da subito efficacia all’attivazione del progetto di protezione anti-tratta - la giovane donna ha deciso di denunciare la propria aguzzina, venendo poi collocata in una struttura protetta individuata unitamente ai Servizi sociali del Comune di Lissone.
Dalle ulteriori attività di accertamento eseguite congiuntamente dai due Comandi, è stato possibile accertare come nel centro benessere si svolgesse l'attività di prostituzione. Forse non in modo esclusivo, ma almeno preponderante.
Pertanto, a conclusione delle indagini, i Nuclei operativi della Polizia locale e della Polizia di Stato hanno fatto irruzione nel centro benessere, dove hanno trovato soldi in contanti per circa 3 mila euro più alcune sterline e banconote cinesi. Il locale è stato posto sotto sequestro, la titolare è finita nella sezione femminile del carcere di San Vittore.
Davvero brillante l'operazione condotta dalla Polizia locale di Lissone in sinergia con il Commissariato di Polizia di Stato di Monza. Quello che poteva essere un banale incidente stradale, infatti, ha portato alla luce una realtà ben più grave.
Tutto è iniziato infatti il 12 aprile, quando la Polizia locale è stata chiamata in via Gramsci per una ragazza cinese ferita in strada. Si pensava all'incidente stradale, probabilmente con un'auto pirata fuggita chissà dove. A terra, davanti al centro benessere "YaGe" una donna di 35 anni. Trasportata al Pronto soccorso dell'ospedale San Gerardo, giudicata guaribile in cinque giorni per contusioni varie, non aveva però collaborato con la pattuglia. Non solo per le difficoltà di comunicazione derivanti dalla totale mancanza di comprensione della lingua italiana, ma soprattutto per la paura sulle possibili ripercussioni e sull’incertezza legata al proprio futuro essendo a tutti gli effetti clandestina in Italia.
L’attività degli agenti della Polizia locale, sulla scorta di accertamenti già eseguiti, si è subito rivolta alla protezione della possibile vittima di maltrattamenti facendole comprendere che se avesse collaborato alle indagini non sarebbe rimasta sola ma avrebbe avuto la possibilità di essere aiutata per lasciarsi alle spalle il proprio passato di violenze. Col passare del tempo, anche grazie all’aiuto di intermediari, la donna ha deciso di fidarsi iniziando a raccontare la propria triste storia, iniziata come spesso accade con la promessa di un lavoro decoroso in Italia il cui epilogo invece ha portato alla situazione di sfruttamento poi emersa.
Superate le barriere linguistiche attraverso un mediatore, la ragazza ha raccontato di subire da tempo pestaggi e percosse, dovute al suo rifiuto di esercitare l’attività di prostituzione con i clienti del Centro massaggi. Grazie alla celerità delle operazioni svolte dal personale della Polizia locale di con la totale collaborazione del Commissariato di Monza - il quale metteva a disposizione anche la propria struttura al fine di poter dare fin da subito efficacia all’attivazione del progetto di protezione anti-tratta - la giovane donna ha deciso di denunciare la propria aguzzina, venendo poi collocata in una struttura protetta individuata unitamente ai Servizi sociali del Comune di Lissone.
Dalle ulteriori attività di accertamento eseguite congiuntamente dai due Comandi, è stato possibile accertare come nel centro benessere si svolgesse l'attività di prostituzione. Forse non in modo esclusivo, ma almeno preponderante.
Pertanto, a conclusione delle indagini, i Nuclei operativi della Polizia locale e della Polizia di Stato hanno fatto irruzione nel centro benessere, dove hanno trovato soldi in contanti per circa 3 mila euro più alcune sterline e banconote cinesi. Il locale è stato posto sotto sequestro, la titolare è finita nella sezione femminile del carcere di San Vittore.