False ditte per ottenere 1.500 permessi di soggiorno: 11 arrestati, 171 indagati

MONZA - Una persona in carcere, dieci ai domiciliari, 171 indagate a vario titolo. E' l'esito dell'operazione "Hydra" che ha portato alla scoperta di società fittizie create soltanto per false assunzioni di stranieri, con lo scopo di consegnare loro un permesso di soggiorno

Una lucrosa attività basata sulla creazione di false ditte con l’unico scopo di simulare altrettanto falsi rapporti di lavoro. L’organizzazione ha così fornito ad un numero enorme di cittadini stranieri la documentazione di lavoro necessaria alla richiesta del titolo autorizzativo alla permanenza o all’ingresso sul territorio nazionale. Accogliendo la richiesta della Procura della Repubblica, il Giudice per le indagini preliminari del Tribunale di Monza ha pertanto firmato un'ordinanza di custodia cautelare in carcere e dieci ordinanze di arresti domiciliari. In totale 171 le persone indagate a vario titolo.

Lascia davvero a bocca aperto l'indagine "Hydra" condotta dalla Procura della Repubblica di Monza in collaborazione con il Commissariato cittadino della Polizia di Stato. Sia per il sistema architettato sia per la sua dimensione. Tutto è iniziato nei primi mesi del 2015 a seguito di una serie di comunicazioni di notizia di reato inerenti irregolarità in materia di richieste di permessi di soggiorno.

Le indagini hanno permesso di accertare l’esistenza di una vera e propria associazione per delinquere facente capo a un ragioniere commercialista di Sesto San Giovanni e ai collaboratori del suo studio. Questi, insieme ad altri attori (intermediari, prestanome, titolari di ditte), ognuno con un compito ben definito, hanno impiantato nel corso degli anni che vanno dal 2007 al 2016 una lucrosa attività basata sulla creazione di false ditte con l’unico scopo di simulare altrettanto falsi rapporti di lavoro. 

Ottenere un permesso di soggiorno per lavoro, anche in assenza dei requisiti, era tutto sommato semplice.  L'extracomunitario veniva avvicinato da "procacciatori d'affari" nei ritrovi abituali dei cittadini stranieri. In particolar modo in un phone center di Limbiate. Doveva soltanto limitarsi a pagare dai 200 ai 3 mila euro e, nel giro di tre o quattro giorni, la pratica era risolta. 

Nello studio del commercialista, infatti, indipendentemente dalla modalità di reclutamenti, si produceva tutta la documentazione falsa. Secondo gli inquirenti "l’attività di questa organizzazione criminale nel corso degli anni, grazie alla dimostrata poliedricità del commercialista, all’elevato numero di soggetti coinvolti ed alla loro capacità di riciclarsi in vari ruoli, nonché alla bravura nel creare sempre nuove ditte infilandosi tra le pieghe del sistema, ben si  riassume nel nome dell’indagine: “Hydra”, mitologico mostro dalle nove teste di serpente che, una volta tagliate ricrescevano duplicate".
 
Ogni volta infatti che il commercialista aveva anche solo il sentore che i controlli stessero intensificandosi, faceva in modo di creare una nuova ditta abbandonando quella compromessa o, come ultima risorsa, creando per i suoi “clienti” un lavoro autonomo, piuttosto che sfruttare le varie sanatorie.

La dimensione dell'intero fenomeno? A causa dell'intervenuta prescrizione, o anche dell’impossibilità di recuperare dati troppo lontani nel tempo e l’informatizzazione delle banche dati degli enti interessati, risalente solo agli ultimi anni, hanno limitato l’analisi a 35 ditte fittizie che hanno assunto nel corso degli anni 1.536 dipendenti. Secondo gli inquirenti l'intero sistema negli anni, almeno dal 2007, coinvolgerebbe un numero stimabile in 828 tra ditte fittizie o esistenti e utilizzate allo scopo di assumere solo per finta gli stranieri.

In tutta la vicenda, naturalmente, c'è anche il sapore della beffa: l'aver prodotto documentazione falsa, attestante un inesistente rapporto di lavoro, ha consentito agli stranieri, ultimi utilizzatori del “servizio”, di accedere alle prestazioni previdenziali e agli ammortizzatori sociali, ai quali altrimenti non avrebbero avuto diritto, con conseguente aggravio milionario per l’erario.


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