Il Comitato Parco Monza: "Basta toccare la Gerascia, i concerti se li facciano nel paddock dell'autodromo"

MONZA - Una corposa documentazione fotografica e un'integrazione all'esposto già presentato: il Comitato Parco Monza, dopo aver lasciato passare le elezioni, contesta la scelta di aver concesso il pratone della Gerascia per gli I-Days

Sono stati zitti per un po' dopo la fine degli I-Days per evitare strumentalizzazioni politiche a ridosso delle elezioni. Ora, a voto avvenuto, i rappresentanti del Comitato Parco Monza dicono la loro sulla rassegna musicale. E, ancora prima di aprire bocca, il loro  parere è già evidente. Una foto proiettata sul muro in occasione della conferenza stampa, con il pratone della Gerascia devastato da rifiuti.

"Sono ancora lì - puntualizza Bianca Montrasio - non sono foto scattate nell'immediatezza. In quell'area prima di sabato non si poteva entrare. A una settimana dall'evento, insomma, è proprio un bel disastro".

C'è una parola utilizzata in modo ricorrente nella conferenza stampa: incistamento. "I rifiuti si 'incistano' nel terreno - spiega Montrasio - ce l'aveva fatto presente anche il direttore del Consorzio Reggia di Monza. Mozziconi di sigarette, tappi, forchettine. E' un danno permanente. Il prato, nonostante successivi tentativi di semina, non si forma più come prima. E, se si va avanti così, non crescerà più".

Il Comitato non si dichiara contrario all'idea dei concerti: "E' un interesse legittimo. Ma al di là degli organizzatori e della Sias proprietaria dell'autodromo, nessuno intasca un quattrino. Non c'è un reale interesse economico per la comunità. A questo punto gli I-Days e i concerti li spostino nel paddock dell'autodromo. Sono 8 ettari, come la Gerascia, è un'area più comoda per il pubblico, è idonea, più sicura e più controllabile".

Roberto D'Achille capisce bene il valore aggiunto dei concerti del Parco di Monza. Lui li vorrebbe allo stadio. "I concerti hanno un impatto incredibile sulla fragilità del parco. Qui bisogna capire che il valore paesaggistico e culturale deve essere preservato. E poi non accetto proprio la logica di un danno che può essere fatto, perché tanto si può riparare. Alla stessa stregua ora posso andare in strada a imbrattare i monumenti o ciò che voglio, tanto si può rimediare. Non deve funzionare così".

Il Comitato si toglie anche un sassolino dalla scarpa: la certificazione. "Guardate le fotografie, con l'area che ora sembra di terra battuta, vi sembra una manifestazione sostenibile dal punto di vista ambientale? Perché non si organizza un sopralluogo, con il sindaco, il direttore del Consorzio, i giornalisti? Non crediamo che ci direbbero sul posto, preso atto dello scempio, che è giusto così".

Intanto, dopo la documentazione prodotta, e dopo le accuse alla Soprintendenza ("Comprendiamo l'interesse da parte di tutti, non il silenzio della Soprintendenza, si prenda le sue responsabilità"), il Comitato è pronto a presentare una nuova integrazione all'esposto già depositato. La battaglia legale era partita con i "Gods of Metal", poi era proseguita con Ligabue e ora con questa nuova puntata. "Nel contratto di concessione - spiega D'Achille - si parla di attività compatibili con il Parco. Non credo che questi concerti di massa lo siano. E' una violazione contrattuale. Qualcuno dovrà risponderne".

G.Gal.


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