Libano 1982: dai parà il ricordo della missione di pace. Parlando anche di Isis e sicurezza

MONZA - Pomeriggio davvero speciale quello vissuto sabato nella sede dei paracadutisti. Presente il generale Bruno Tosetti per presentare il suo libro “Estate 1982 Libano in fiamme. Interviene il Battaglione Governolo”

“Le nostre case fino ad oggi sono state al sicuro anche grazie al sacrificio di quei ragazzi che hanno partecipato alle missioni di pace, partendo da quella madre in Libano nell’agosto 1982. Ma non dobbiamo abbassare la guardia. Esistono cellule dormienti e basterebbe un bambino con una bomba in mano per accorgerci di un attentato solo dopo che questo è stato compiuto”. Questo il messaggio finale del generale Bruno Tosetti, che sabato pomeriggio ha presentato nella sede dei paracadutisti il suo libro “Estate 1982 Libano in fiamme. Interviene il Battaglione Governolo”.

Un libro scritto dal comandante Tosetti che guidò i militari italiani impegnati a riportare la pace e l’equilibrio in un Paese dilaniato da cinque anni di guerra civile e da due di occupazione siriana. Un paese ricco, florido, ma messo in ginocchio dai conflitti interni che portarono all’intervento dei militari italiani, affiancati da quelli francesi e americani.

Destinazione Beirut, per i nostri uomini, la prima missione dopo il secondo dopoguerra dove partecipavano bersaglieri di leva, ragazzi che poi terminata l’esperienza della Naja intrapresero ciascuno la propria strada. Non tutti continuarono ad indossare la divisa, ma quell’esperienza li formò profondamente soprattutto dal punto di vista umano.

Era l’estate del 1982 quando da Legnano partì il II Battaglione Bersaglieri Governolo guidato dal colonnello Bruno Tosetti. Non fu certo una passeggiata: i pericoli erano dietro l’angolo ma i soldati italiani furono accolti a braccia aperte.

“Avevo soldati di leva entusiasti e devoti – ha ricordato – Nessuno in quei 45 giorni di permanenza marcò mai visita. Eravamo nella parte più pericolosa della città, perché a differenza dei francesi e degli americani noi non avevamo nulla da farci perdonare. La popolazione aveva capito che si poteva fidare di noi, in tutto e per tutto e quando abbandonammo il Paese erano molto tristi”.

Preparazione, ma anche una buona dose di fortuna permise in quella prima missione di riportare a casa tutti i nostri soldati sani e salvi.  

Una carrellata di ricordi e di immagini quelle proiettate dal generale Tosetti che non hai smesso di ricordare e ringraziare i suoi uomini, i suoi angeli custodi. I nostri bersaglieri in prima linea nella distribuzione di viveri, nell’aiuto ai bambini spesso feriti dalle mine che si incontravano ad ogni angolo della strada, convivendo quotidianamente con il rischio di sequestri, ferimenti o la paura di incappare in quelli, definiti dal generale Tosetti “cani sciolti”.

“Come quella volta che un bambino con una bomba innescata in mano si avvicinò ai nostri soldati – ha ricordato – Straordinario l’intervento di un bersagliere che riuscì con delicatezza a togliere l’ordigno dalle mani del piccolo e farlo esplodere gettandolo lontano.

Il nostro era un compito di pace dovevamo proteggere la popolazione civile, fornire supporto all’esercito libanese nel ripristino della sovranità nazionale, reagendo con le armi solo per legittima difesa”.

Un impegno delicato e importante quello che in quella prima missione di pace vide 35 anni fa i nostri bersaglieri impegnati in Libano. Soldati di leva impegnati anche nella bonifica del terreno dalle mine, nella distribuzione di viveri di prima necessità, nell’accoglienza e nell’assistenza dei profughi, garantendo assistenza sanitaria e riapertura delle scuole.

A quella prima missione in Libano ne seguirono alle 13 con un coinvolgimento di 100 mila soldati italiani, dei quali 75 rimasero feriti e uno (il marò Filippo Montesi) purtroppo perse la vita.

Un pomeriggio per ripercorrere un momento importante della storia italiana, guardandola oggi con occhi diversi di fronte ai recenti episodi di terrorismo che, anche se non sono stati compiuti direttamente sul nostro Paese, vedono alzate al massimo i livelli di sicurezza.

“Oggi al sicuro non c’è nessuno – ha concluso il generale Tosetti – Abbiamo subito una sorta di islamizzazione italica e non tutte le persone che sono arrivate nel nostro Paese è povera gente vittima della guerra. Ci sono anche giovani robusti che arrivano dalla zone di guerra, ci sono cellule dormienti che ci auguriamo i nostri servizi segreti intercettino prima che compiano qualche strage”. 

Barbara Apicella


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