"Heina e il Ghul": quando un piatto di cous cous insegna l'integrazione ai bambini
AGRATE BRIANZA - Oggi pomeriggio alle 16, al Teatro Nuovo di Omate, in scena "Heina e Ghul - Il cous cous spiegato a mio figlio": uno spettacolo che partendo dal piatto tradizionale diffuso nel Mediterraneo, completamente recitato in lingua araba, offre spunti di riflessione in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Un piatto che fa riflettere e che, diventando occasione di spettacolo, insegna ai più piccoli che esistono cultura e tradizioni diverse. Sono gli ingredienti vincenti di "Heina e il Ghul - Il cous cous spiegato a mio figlio", in programma quest'oggi al Teatro Nuovo di Omate alle 16 in occasione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.
Nella fiaba si racconta di Heina, la figlia dello sceicco che, rapita dal terribile Ghul, il mostro di farina, è riuscita a fuggire e a tornare a palazzo. Sulla scena il cuoco di corte prepara un sontuoso cous cous per festeggiare l’evento e, danzando e cantando tra tegami e coperchi, racconta la mirabolante vicenda. Così gli ortaggi utilizzati (peperoni, zucchine, patate, cipolle) diventano via via i protagonisti di una grande avventura, finendo poi in pentola.
Lo spettacolo, che vede Abderrahim El Hadiri nei panni del grande mattatore, è recitato in arabo e il pubblico di grandi e piccini è immerso nella sonorità della lingua di un mondo in cui può comprendere situazioni e personaggi solo attraverso gli oggetti e le azioni dell’attore. Per tutta la durata dello spettacolo, ognuno prova così cosa significa sentirsi straniero. E, superato il disagio iniziale, può aprirsi a una percezione diversa, più emotiva e scoprire nuovi paesaggi, suoni, gesti e colori.
Lo spettacolo, che vede Abderrahim El Hadiri nei panni del grande mattatore, è recitato in arabo e il pubblico di grandi e piccini è immerso nella sonorità della lingua di un mondo in cui può comprendere situazioni e personaggi solo attraverso gli oggetti e le azioni dell’attore. Per tutta la durata dello spettacolo, ognuno prova così cosa significa sentirsi straniero. E, superato il disagio iniziale, può aprirsi a una percezione diversa, più emotiva e scoprire nuovi paesaggi, suoni, gesti e colori.
La tecnica narrativa utilizzata, detta “furgia”, è diffusa nella zona di Marrakech e consiste nello stravolgimento ironico delle fiabe tradizionali. In questa tecnica è molto importante l'utilizzo degli oggetti che sono il pilastro narrativo dell'azione.
Lo spettacolo è suggerito a un pubblico di età compresa tra i 6 e i 10 anni.
Lo spettacolo è suggerito a un pubblico di età compresa tra i 6 e i 10 anni.