Forno inceneritore: Comune al lavoro per lo studio epidemiologico
DESIO - L'amministrazione comunale sempre più decisa a effettuare uno studio epidemiologico per verificare l'impatto del forno inceneritore sulla salute dei cittadini. Nei giorni scorsi ha messo a confronto esperti per valutare la validità di una nuova metodologia di analisi. E, nel frattempo, ha messo a bilancio i fondi necessari per eseguire lo studio.
"Una cosa è certa: noi vogliamo tutelare la salute dei cittadini e siamo favorevoli allo studio epidemiologico per dissipare ogni dubbio. Chi lo farà, in quali tempi e con quali soldi, però, al momento è tutto da verificare". Lo afferma con la solita schiettezza Stefano Guidotti, assessore alle Attività produttive e alla gestione rifiuti del Comune di Desio, determinato ad approfondire la questione.
Intanto in settimana ha messo a confronto un gruppo di esperti: "Ci sono sostanzialmente due metodi di condurre uno studio epidemiologico - spiega Guidotti - uno davvero oneroso per i suoi costi, uno più sostenibile. Ma, anche se possiamo permettercelo, non vogliamo buttare via i soldi: di qui la scelta, con la commissione Territorio, di fare un incontro pubblico con chi 'mastica' quotidianamente la materia e ha già avuto modo di misurarsi con le nuove metodologie di analisi".
Al tavolo fior di professionisti: Paolo Crosignani (già direttore dell'unità operativa complessa del registro dei tumore ed epidemiologia ambientale all'Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano), Luigi Ferreri (sindaco di Madone, cittadina in cui si è già provveduto a fare uno studio con nuove metodologie), Ennio Cadum (direttore dipartimento di epidemiologia ambientale di Arpa Piemonte nonché responsabile del progetto Spott a Torino), Roberto Cecchetti (direttore dipartimento di prevenzione medica della Ats Brianza), Luca Cavalieri D'Oro (direttore del servizio epidemiologico della Ats Brianza).
"E' stato un dibattito approfondito e serio - dichiara Guidotti - ora faremo noi le nostre riflessioni. In sostanza si tratterebbe di identificare l'area di ricaduta fumi dove risiedono gli abitanti più o meno esposti e si vanno a cercare le malattie. Dopodiché si va a vedere l'incidenza di queste rispetto a una zona limitrofa, ma non rientrante nell'area di ricaduta dei fumi. E' un sistema serio, ha una sua validità. Si potrebbe portare avanti con altri Comuni che già si sono mostrati interessati: Bovisio Masciago, Varedo, Nova Milanese".
"Purtroppo - afferma il sindaco Roberto Corti - manca una mappa di caduta fumi. Regione Lombardia, pur ospitando 13 impianti sul suo territorio, non l'ha e non l'ha chiesta. Farla a livello regionale dovrebbe costare attorno ai 3 milioni di euro, ma servirebbe anche per rassicurare i cittadini. Comunque questi dati dovrebbero essere in possesso di Brianza Energia Ambiente SpA. Noi, nel frattempo, abbiamo messo a bilancio i fondi per lo studio epidemiologico".
Intanto in settimana ha messo a confronto un gruppo di esperti: "Ci sono sostanzialmente due metodi di condurre uno studio epidemiologico - spiega Guidotti - uno davvero oneroso per i suoi costi, uno più sostenibile. Ma, anche se possiamo permettercelo, non vogliamo buttare via i soldi: di qui la scelta, con la commissione Territorio, di fare un incontro pubblico con chi 'mastica' quotidianamente la materia e ha già avuto modo di misurarsi con le nuove metodologie di analisi".
Al tavolo fior di professionisti: Paolo Crosignani (già direttore dell'unità operativa complessa del registro dei tumore ed epidemiologia ambientale all'Istituto Nazionale per lo studio e la cura dei tumori di Milano), Luigi Ferreri (sindaco di Madone, cittadina in cui si è già provveduto a fare uno studio con nuove metodologie), Ennio Cadum (direttore dipartimento di epidemiologia ambientale di Arpa Piemonte nonché responsabile del progetto Spott a Torino), Roberto Cecchetti (direttore dipartimento di prevenzione medica della Ats Brianza), Luca Cavalieri D'Oro (direttore del servizio epidemiologico della Ats Brianza).
"E' stato un dibattito approfondito e serio - dichiara Guidotti - ora faremo noi le nostre riflessioni. In sostanza si tratterebbe di identificare l'area di ricaduta fumi dove risiedono gli abitanti più o meno esposti e si vanno a cercare le malattie. Dopodiché si va a vedere l'incidenza di queste rispetto a una zona limitrofa, ma non rientrante nell'area di ricaduta dei fumi. E' un sistema serio, ha una sua validità. Si potrebbe portare avanti con altri Comuni che già si sono mostrati interessati: Bovisio Masciago, Varedo, Nova Milanese".
"Purtroppo - afferma il sindaco Roberto Corti - manca una mappa di caduta fumi. Regione Lombardia, pur ospitando 13 impianti sul suo territorio, non l'ha e non l'ha chiesta. Farla a livello regionale dovrebbe costare attorno ai 3 milioni di euro, ma servirebbe anche per rassicurare i cittadini. Comunque questi dati dovrebbero essere in possesso di Brianza Energia Ambiente SpA. Noi, nel frattempo, abbiamo messo a bilancio i fondi per lo studio epidemiologico".