Clamoroso, la bonifica della diossina è un rompicapo: salta la Pedemontana?
SEVESO - La questione diossina rischia di bloccare definitivamente la realizzazione dell'autostrada Pedemontana. Oggi durante un incontro tecnico che si è svolto in Regione Lombardia è emerso che Pedemontana non ha l'obbligo di eseguire la bonifica. Dovrebbero farla i proprietari dei terreni
Di chi è la diossina? Una domanda all'apparenza banale rischia di compromettere la realizzazione un lavoro da miliardi di euro qual è quello dell'autostrada Pedemontana. E' il quesito che si sono trovati ad affrontare stamattina tutti gli intervenuti al tavolo tecnico convocato da Regione Lombardia. Al momento, però, senza trovare alcuna risposta.
La diossina, infatti, si sa bene chi l'ha prodotta quarant'anni fa: l'Icmesa. Ma oggi, nel 2016, di chi è? Una domanda che non è un semplice passatempo: in base alla risposta si potrà infatti conoscere il futuro dell'autostrada. E, dopo i carotaggi effettuati durante l'estate lungo i Comuni della tratta B2 (Barlassina, Meda, Seveso, Cesano Maderno, Bovisio Masciago) più Desio (tratta C ma investito dalla nube tossica nel 1976), la risposta è indispensabile.
Il motivo è molto semplice: per poter fare l'autostrada, così come previsto, è necessaria la bonifica. Non siamo tecnici, ma ricordiamo che nei mesi scorsi si ipotizzava un importo di circa una novantina di milioni di euro. Ora il problema è che, a fronte della domanda originaria, anche la risposta uscita durante il confronto appare banale ma comporta mille complicazioni. Proviamo a tradurla: la diossina è di chi se la ritrova sul suo terreno.
Stamattina è pertanto emerso che Pedemontana è intenzionata a eseguire i lavori purché i proprietari provvedano a bonificare l'area. A sostenere questa richiesta anche il fatto che la prescrizione del Cipe non le impone l'obbligo della bonifica. La Regione Lombardia non vuole saperne di tirare fuori i soldi. E, probabilmente, avendo chiuso all'epoca la transazione da 40 miliardi con la Givaudan per i danni subìti, potrebbe non averne alcun titolo. Stessa situazione per i Comuni, in parte risarciti e, di certo, ora squattrinati. Altrettanto, per le piccole parti di competenza, non può essere chiesto ai piccoli proprietari privati.
Qualcuno durante l'incontro ha sollevato la questione degli espropri. Ma si può star certi che Pedemontana non ha la minima intenzione di acquisire terreni inquinati per farsi carico anche della loro bonifica.
Ragionando a ruota libera, qualche rappresentante dei Comuni ha provato anche a buttar lì l'idea della modifica del tracciato dell'autostrada per risolvere l'inghippo. Ma, anche in questo caso, le difficoltà non mancano: non solo per un iter che diventa mostruoso, non solo perché bisogna passare nuovamente dal Cipe, ma anche perché si rischia di sborsare penali milionarie nei confronti di Strabag.
Di chi è, dunque, la diossina? Tecnici e sindaci non sono riusciti a risolvere il problema. La questione si sposta ora sui tavoli degli studi legali. Il progetto della Pedemontana, invece, rischia di essere riposto nel cassetto.
La diossina, infatti, si sa bene chi l'ha prodotta quarant'anni fa: l'Icmesa. Ma oggi, nel 2016, di chi è? Una domanda che non è un semplice passatempo: in base alla risposta si potrà infatti conoscere il futuro dell'autostrada. E, dopo i carotaggi effettuati durante l'estate lungo i Comuni della tratta B2 (Barlassina, Meda, Seveso, Cesano Maderno, Bovisio Masciago) più Desio (tratta C ma investito dalla nube tossica nel 1976), la risposta è indispensabile.
Il motivo è molto semplice: per poter fare l'autostrada, così come previsto, è necessaria la bonifica. Non siamo tecnici, ma ricordiamo che nei mesi scorsi si ipotizzava un importo di circa una novantina di milioni di euro. Ora il problema è che, a fronte della domanda originaria, anche la risposta uscita durante il confronto appare banale ma comporta mille complicazioni. Proviamo a tradurla: la diossina è di chi se la ritrova sul suo terreno.
Stamattina è pertanto emerso che Pedemontana è intenzionata a eseguire i lavori purché i proprietari provvedano a bonificare l'area. A sostenere questa richiesta anche il fatto che la prescrizione del Cipe non le impone l'obbligo della bonifica. La Regione Lombardia non vuole saperne di tirare fuori i soldi. E, probabilmente, avendo chiuso all'epoca la transazione da 40 miliardi con la Givaudan per i danni subìti, potrebbe non averne alcun titolo. Stessa situazione per i Comuni, in parte risarciti e, di certo, ora squattrinati. Altrettanto, per le piccole parti di competenza, non può essere chiesto ai piccoli proprietari privati.
Qualcuno durante l'incontro ha sollevato la questione degli espropri. Ma si può star certi che Pedemontana non ha la minima intenzione di acquisire terreni inquinati per farsi carico anche della loro bonifica.
Ragionando a ruota libera, qualche rappresentante dei Comuni ha provato anche a buttar lì l'idea della modifica del tracciato dell'autostrada per risolvere l'inghippo. Ma, anche in questo caso, le difficoltà non mancano: non solo per un iter che diventa mostruoso, non solo perché bisogna passare nuovamente dal Cipe, ma anche perché si rischia di sborsare penali milionarie nei confronti di Strabag.
Di chi è, dunque, la diossina? Tecnici e sindaci non sono riusciti a risolvere il problema. La questione si sposta ora sui tavoli degli studi legali. Il progetto della Pedemontana, invece, rischia di essere riposto nel cassetto.
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