L'ultima telefonata di Carro: "Ti saluto, grazie di tutto. Vado in ospedale per l'ultimo 'regalo' della diossina"
SEVESO - Oggi la città ha perso uno dei suoi grandi protagonisti: Gaetano Carro si è spento all'età di 86 anni. Già amministratore comunale, è diventato famoso per avere sfidato da solo il gruppo Hoffmann La Roche per il disastro della diossina, con la prima grande class action che aveva coinvolto 10 mila persone.
Il suo addio Gaetano Carro lo aveva previsto e annunciato da solo. Non poteva essere altrimenti, visto che non è mai stata una persona che ha subìto gli eventi passivamente. E così, oggi che è arrivata la triste notizia della sua scomparsa, non posso ripensare a quell'ultima telefonata.
"Gualfrido, ti saluto", le prime parole udite al cellulare. Era l'inconfondibile voce di Carro, anche se un po' più spenta, un po' più triste rispetto al solito. Ero abituato a sentirlo spesso, a ogni ora del giorno, chiamava già dalle 7 del mattino quando si accorgeva di avere sbagliato a digitare una parola sul computer ("Perdonami, ma la vista a quest'età gioca brutti scherzi").
Il motivo della telefonata, però, è stato diverso dal solito: "Voglio ringraziarti per tutto quello che hai fatto. Sei stato un amico, mi ha fatto piacere conoscerti". Non posso non nascondere il turbamento, tanto da replicare: "Carro, sembra la frase di uno che vuole suicidarsi". E lui, senza scomporsi: "Domani vado in ospedale per un carcinoma. Credo sia un 'regalo' della diossina". Inutile dirgli che ci saremmo rivisti dopo l'operazione: "Lo sai qual è il mio timore - mi ha confessato -. E' l'età. Credo che i dottori, quando mi apriranno e sapranno che ho 86 anni, rinunceranno a operarmi lasciandomi al mio destino".
Avevo provato a buttarla sul ridere, per sdrammatizzare: "E lei dica che ha 48 anni, così si sistema tutto". Per una volta, l'ultima, ho risentito il solito Carro, simpatico e allegro, che concludeva la telefonata con una risata, prima di dirmi: "Temo di aver ragione io".
Persona infaticabile, grinta da vendere, spirito che neanche un ragazzino è in grado di dimostrare, Carro se ne va nell'anno del quarantesimo anniversario della diossina. Quella causa a cui si è dedicato anima e corpo, dando vita forse alla prima grande class action della storia giuridica italiana. Proprio lui, che si professava ignorante, ma che alla fine in quella materia del disastro ambientale aveva studiato leggi e codici come se fosse stato un avvocato. Da solo, con il suo entusiasmo, capace di costituire il Comitato 5D (Difesa diritti danneggiati dalla diossina) e di battersi come un leone contro una multinazionale del settore chimico e farmaceutico.
Più volte, negli anni di battaglia tra le aule dei tribunali, diceva che era convinto delle sue ragioni, quelle che il buonsenso approva e che la legge non sempre recepisce. E concludeva che non aveva santi in paradiso ai quali raccomandarsi. Ora li vedrà un po' più da vicino. Con il suo sorriso solare e la sua grinta, sono certo che non smetterà di pensare alla diossina e alle migliaia di cittadini che ha cercato di tutelare.
Gualfrido Galimberti
"Gualfrido, ti saluto", le prime parole udite al cellulare. Era l'inconfondibile voce di Carro, anche se un po' più spenta, un po' più triste rispetto al solito. Ero abituato a sentirlo spesso, a ogni ora del giorno, chiamava già dalle 7 del mattino quando si accorgeva di avere sbagliato a digitare una parola sul computer ("Perdonami, ma la vista a quest'età gioca brutti scherzi").
Il motivo della telefonata, però, è stato diverso dal solito: "Voglio ringraziarti per tutto quello che hai fatto. Sei stato un amico, mi ha fatto piacere conoscerti". Non posso non nascondere il turbamento, tanto da replicare: "Carro, sembra la frase di uno che vuole suicidarsi". E lui, senza scomporsi: "Domani vado in ospedale per un carcinoma. Credo sia un 'regalo' della diossina". Inutile dirgli che ci saremmo rivisti dopo l'operazione: "Lo sai qual è il mio timore - mi ha confessato -. E' l'età. Credo che i dottori, quando mi apriranno e sapranno che ho 86 anni, rinunceranno a operarmi lasciandomi al mio destino".
Avevo provato a buttarla sul ridere, per sdrammatizzare: "E lei dica che ha 48 anni, così si sistema tutto". Per una volta, l'ultima, ho risentito il solito Carro, simpatico e allegro, che concludeva la telefonata con una risata, prima di dirmi: "Temo di aver ragione io".
Persona infaticabile, grinta da vendere, spirito che neanche un ragazzino è in grado di dimostrare, Carro se ne va nell'anno del quarantesimo anniversario della diossina. Quella causa a cui si è dedicato anima e corpo, dando vita forse alla prima grande class action della storia giuridica italiana. Proprio lui, che si professava ignorante, ma che alla fine in quella materia del disastro ambientale aveva studiato leggi e codici come se fosse stato un avvocato. Da solo, con il suo entusiasmo, capace di costituire il Comitato 5D (Difesa diritti danneggiati dalla diossina) e di battersi come un leone contro una multinazionale del settore chimico e farmaceutico.
Più volte, negli anni di battaglia tra le aule dei tribunali, diceva che era convinto delle sue ragioni, quelle che il buonsenso approva e che la legge non sempre recepisce. E concludeva che non aveva santi in paradiso ai quali raccomandarsi. Ora li vedrà un po' più da vicino. Con il suo sorriso solare e la sua grinta, sono certo che non smetterà di pensare alla diossina e alle migliaia di cittadini che ha cercato di tutelare.
Gualfrido Galimberti