Al primo punto del primo Consiglio comunale l'opposizione lascia l'aula
BIASSONO - Il primo Consiglio comunale, di solito, è quello che si conclude a tarallucci e vino con i buoni propositi di chi governa ("Ascolteremo tutti") e della minoranza che in genere annuncia un'opposizione costruttiva. Ieri, invece, subito il litigio al primo punto dell'ordine del giorno. Poi l'abbandono dell'aula
Se non è un record, poco ci manca: in occasione del primo Consiglio comunale di Biassono dopo le elezioni, quello di insediamento, l'opposizione litiga con il segretario generale e con la maggioranza, poi abbandona l'aula. Ancora prima della convalida degli eletti.
Il problema, anzi, è stato proprio quello. Perché nella seduta di insediamento, che prevede soltanto meri adempimenti di legge, c'è stata un'accesa discussione sulla convalida dell'elezione di Angela Galbiati nella fila della lista "Biassono civica". Il segretario generale, Francesco Miatello, ha argomentato il suo parere negativo ritenendo che la situazione personale di Galbiati non possa rispondere a quei criteri di eleggibilità previsti dalla normativa.
Per farla breve, visto che si trattava di sette pagine di parere con riferimenti tecnici e di legge, la ex dipendente del Comune secondo il segretario non può sedere tra i banchi del Consiglio perché ha ancora in essere una causa legale con l'ente. Nella fattispecie un ricorso presso il Giudice del Lavoro, dopo aver firmato nel 2012 una transazione insieme ad altri sei dipendenti, impegnandosi a non avanzare in futuro altre pretese. Nel 2014, però, andata in pensione, si è rivolta al Giudice del Lavoro.
"Massimo rispetto per la legge - ha affermato Diego Colombo, capogruppo di Biassono Civica - , ma qui si è voluto creare un caso politico e non ne capisco il motivo. Angela Galbiati aveva tutti i diritti di candidarsi. Il problema è sorto dopo, quando ha chiesto di anticipare l'udienza in vista dell'appuntamento elettorale e l'amministrazione si è rifiutata. Il giudice l'ha fissata al 31 maggio. Non accoglie tutto quello che chiede Galbiati, ma si poteva transare, come proposta anche dall'allora sindaco Piero Malegori. L'udienza viene fissata di nuovo al 17 giugno e l'amministrazione nuova cosa fa? Dice no alla transazione. In nome di cosa? Non mi preoccupa che questo crei un precedente per gli altri dipendenti, è molto peggio pensare che il 10 per cento dei dipendenti abbia problemi con il Comune".
Colombo, poi, leggendo l'articolo 69 del Testo Unico degli Enti Locali, ha fatto presente che Galbiati aveva titolo per partecipare alla seduta, momento in cui il Consiglio comunale le avrebbe contestato l'incompatibilità. Da sanare, eventualmente, entro 10 giorni.
Se il segretario ha replicato che quest'ultima era un'interpretazione "personale e non condivisibile", la maggioranza ha fatto presente che riteneva chiusa la questione al 2012 con la firma dell'accordo tra Comune e dipendente: "Quella per noi - ha dichiarato Malegori - era la pietra tombale. Dal mio punto di vista non è legittimo rimettere tutto in discussione due anni dopo, dal punto di vista morale ed etico. Scelta politica contro di lei? No, altrimenti avremmo potuto fissare il primo Consiglio comunale prima dell'udienza per metterla in difficoltà. Così come non volevamo l'udienza prima delle elezioni, perché avrebbe avuto ripercussioni, così non abbiamo voluto la data del 28 giugno accettando di anticiparla al 17 per non crearle ostacoli. Visto che in quella data ha deciso di insistere nella causa, ho proposto i 10 mila euro di transazione, almeno per definire un importo ed evitare il tira e molla. Ciò non significa che io sia d'accordo sul suo comportamento".
Biassono Civica, insoddisfatta per quello che ritiene il mancato rispetto dell'articolo 69 citato da Colombo, ha abbandonato l'aula. L'unico rimasto dell'opposizione è stato Alberto Caspani ("Lista per Biassono") che sul caso ha preferito astenersi. Senza rinunciare a dire la sua: "Non credo che si possa liquidare così questa questione - ha dichiarato - mi sembra che ci siano aspetti normativi da vagliare con attenzione. Di certo si sapeva dal 2014 che aveva intentato causa al Comune. Si è corso il rischio di candidarla, arrivando a creare una situazione che non giova al cittadino, che si è sentito raggirato, e nemmeno al Comune".
Il problema, anzi, è stato proprio quello. Perché nella seduta di insediamento, che prevede soltanto meri adempimenti di legge, c'è stata un'accesa discussione sulla convalida dell'elezione di Angela Galbiati nella fila della lista "Biassono civica". Il segretario generale, Francesco Miatello, ha argomentato il suo parere negativo ritenendo che la situazione personale di Galbiati non possa rispondere a quei criteri di eleggibilità previsti dalla normativa.
Per farla breve, visto che si trattava di sette pagine di parere con riferimenti tecnici e di legge, la ex dipendente del Comune secondo il segretario non può sedere tra i banchi del Consiglio perché ha ancora in essere una causa legale con l'ente. Nella fattispecie un ricorso presso il Giudice del Lavoro, dopo aver firmato nel 2012 una transazione insieme ad altri sei dipendenti, impegnandosi a non avanzare in futuro altre pretese. Nel 2014, però, andata in pensione, si è rivolta al Giudice del Lavoro.
"Massimo rispetto per la legge - ha affermato Diego Colombo, capogruppo di Biassono Civica - , ma qui si è voluto creare un caso politico e non ne capisco il motivo. Angela Galbiati aveva tutti i diritti di candidarsi. Il problema è sorto dopo, quando ha chiesto di anticipare l'udienza in vista dell'appuntamento elettorale e l'amministrazione si è rifiutata. Il giudice l'ha fissata al 31 maggio. Non accoglie tutto quello che chiede Galbiati, ma si poteva transare, come proposta anche dall'allora sindaco Piero Malegori. L'udienza viene fissata di nuovo al 17 giugno e l'amministrazione nuova cosa fa? Dice no alla transazione. In nome di cosa? Non mi preoccupa che questo crei un precedente per gli altri dipendenti, è molto peggio pensare che il 10 per cento dei dipendenti abbia problemi con il Comune".
Colombo, poi, leggendo l'articolo 69 del Testo Unico degli Enti Locali, ha fatto presente che Galbiati aveva titolo per partecipare alla seduta, momento in cui il Consiglio comunale le avrebbe contestato l'incompatibilità. Da sanare, eventualmente, entro 10 giorni.
Se il segretario ha replicato che quest'ultima era un'interpretazione "personale e non condivisibile", la maggioranza ha fatto presente che riteneva chiusa la questione al 2012 con la firma dell'accordo tra Comune e dipendente: "Quella per noi - ha dichiarato Malegori - era la pietra tombale. Dal mio punto di vista non è legittimo rimettere tutto in discussione due anni dopo, dal punto di vista morale ed etico. Scelta politica contro di lei? No, altrimenti avremmo potuto fissare il primo Consiglio comunale prima dell'udienza per metterla in difficoltà. Così come non volevamo l'udienza prima delle elezioni, perché avrebbe avuto ripercussioni, così non abbiamo voluto la data del 28 giugno accettando di anticiparla al 17 per non crearle ostacoli. Visto che in quella data ha deciso di insistere nella causa, ho proposto i 10 mila euro di transazione, almeno per definire un importo ed evitare il tira e molla. Ciò non significa che io sia d'accordo sul suo comportamento".
Biassono Civica, insoddisfatta per quello che ritiene il mancato rispetto dell'articolo 69 citato da Colombo, ha abbandonato l'aula. L'unico rimasto dell'opposizione è stato Alberto Caspani ("Lista per Biassono") che sul caso ha preferito astenersi. Senza rinunciare a dire la sua: "Non credo che si possa liquidare così questa questione - ha dichiarato - mi sembra che ci siano aspetti normativi da vagliare con attenzione. Di certo si sapeva dal 2014 che aveva intentato causa al Comune. Si è corso il rischio di candidarla, arrivando a creare una situazione che non giova al cittadino, che si è sentito raggirato, e nemmeno al Comune".