La senatrice Ricchiuti contro Bruno Vespa: no al figlio di Totò Riina in studio
DESIO - La senatrice Lucrezia Ricchiuti scrive al presidente della Commissione di Vigilanza Rai. E chiede di convocare una seduta per valuta sanzioni nei confronti del servizio televisivo pubblico in considerazione della scelta di Bruno Vespa di invitare in studio a "Porta a porta" il figlio di Totò Riina.
"Le chiediamo pertanto di convocare al più presto una seduta per veri?care presupposti e misura di sanzioni sulla concessionaria del servizio pubblico radiotelevisivo per questi episodi che oggettivamente rischiano di far sembrare la televisione pubblica il salotto in cui le associazioni criminali sono di casa". E' la lettera che la senatrice desiana Lucrezia Ricchiuti (prima firmataria) e altri suoi "colleghi" hanno indirizzato all'onorevole Roberto Fico, presidente della Commissione di Vigilanza della Rai.
Oggetto della discussione la presenza prevista per la serata di ieri, mercoledì 6, del figlio di Totò Riina alla trasmissione "Porta a Porta" condotta da Bruno Vespa.
"Riina - scrive Ricchiuti - è il capo riconosciuto del clan ma?oso dei Corleonesi, condannato a diversi ergastoli e recluso al regime di cui all’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario. Si tratta dello stesso Totò Riina che – responsabile dell’omicidio di Falcone - nell’ora di socialità con un tale Lorusso lo scorso ottobre 2014 ha inviato all’esterno il messaggio di far uccidere Nino Di Matteo. Il ?ne di cronaca di intervistare il ?glio di Riina, che mai si è dissociato dai crimini del padre, è nullo. Si tratta solo di un momento di indebita pubblicità a una famiglia che in nessun modo contribuisce all’elevazione civica e culturale del Paese".
Oggetto della discussione la presenza prevista per la serata di ieri, mercoledì 6, del figlio di Totò Riina alla trasmissione "Porta a Porta" condotta da Bruno Vespa.
"Riina - scrive Ricchiuti - è il capo riconosciuto del clan ma?oso dei Corleonesi, condannato a diversi ergastoli e recluso al regime di cui all’art. 41-bis dell’ordinamento penitenziario. Si tratta dello stesso Totò Riina che – responsabile dell’omicidio di Falcone - nell’ora di socialità con un tale Lorusso lo scorso ottobre 2014 ha inviato all’esterno il messaggio di far uccidere Nino Di Matteo. Il ?ne di cronaca di intervistare il ?glio di Riina, che mai si è dissociato dai crimini del padre, è nullo. Si tratta solo di un momento di indebita pubblicità a una famiglia che in nessun modo contribuisce all’elevazione civica e culturale del Paese".
La senatrice evidenzia che "nel contratto di servizio tra il Ministero dello Sviluppo economico e la Rai non v’è alcun passaggio che consente di strumentalizzare i concetti di pluralismo informativo e di ampiezza culturale dell’offerta radiotelevisiva per dare voce alle famiglie d’appartenenza dei ma?osi già condannati per orrendi delitti e notoriamente pericolosi per tutta la collettività nazionale".
E ricorda che "Bruno Vespa si è già reso responsabile di un’esecrabile trasmissione lo scorso agosto 2015, allorché invitò in studio esponenti della famiglia ma?osa dei Casamonica di Roma e i loro avvocati. E già in quell’occasione la Rai fu destinataria di precise e circostanziate censure in diversi sedi, compresa la Commissione d’inchiesta sulle ma?e istituita con legge n. 87 del 2013".
E ricorda che "Bruno Vespa si è già reso responsabile di un’esecrabile trasmissione lo scorso agosto 2015, allorché invitò in studio esponenti della famiglia ma?osa dei Casamonica di Roma e i loro avvocati. E già in quell’occasione la Rai fu destinataria di precise e circostanziate censure in diversi sedi, compresa la Commissione d’inchiesta sulle ma?e istituita con legge n. 87 del 2013".