A quattro mesi dall'incidente in autostrada l'incontro tra gli agenti e il gruppo soccorso
MEDA - Ve lo ricordate l'episodio del 23 giugno? Quel pazzesco incidente in autostrada che aveva coinvolto il gruppo di concittadini diretti a Roma in pellegrinaggio con il parroco don Piero Allievi. Il 2 novembre un emozionante incontro tra gli agenti e le persone soccorse
A quattro mesi di distanza un incontro tra il gruppo salvato in autostrada e i soccorritori della Polizia penitenziaria: è stato davvero un momento emozionante quello vissuto nei giorni tra i cittadini di Meda e gli agenti, subito ribattezzati "angeli azzurri".
Era la mattina del 23 giugno quando un gruppo di concittadini, in pellegrinaggio verso Roma, fu coinvolto in un tremendo incidente sull’autostrada, con gravi conseguenze fisiche per molti di essi, tra cui anche per il nostro parroco Don Piero Allevi. Per oltre mezz’ora furono solo loro a prestare ogni genere di soccorso, dal blocco del traffico al sostegno morale.
"Il 2 novembre - spiegano alcune delle persone coinvolte - li abbiamo conosciuti e con grande umanità ci hanno raccontato la loro esperienza e subito ci hanno chiesto notizie sulle condizioni e di alcuni ricordano ancora il nome. Ci hanno chiesto di portare i loro più affettuosi saluti, cosa che facciamo con immenso onore, ma crediamo che non basti, perché il grazie che è loro dovuto deve essere corale e siamo certi che noi tutti, intesi come comunità, sapremo trovare la forma per ritrovarci ed esternare il grande senso di gratitudine nei loro confronti. Il loro apporto e la loro abnegazione sono andati ben oltre il senso del dovere".
Era la mattina del 23 giugno quando un gruppo di concittadini, in pellegrinaggio verso Roma, fu coinvolto in un tremendo incidente sull’autostrada, con gravi conseguenze fisiche per molti di essi, tra cui anche per il nostro parroco Don Piero Allevi. Per oltre mezz’ora furono solo loro a prestare ogni genere di soccorso, dal blocco del traffico al sostegno morale.
"Il 2 novembre - spiegano alcune delle persone coinvolte - li abbiamo conosciuti e con grande umanità ci hanno raccontato la loro esperienza e subito ci hanno chiesto notizie sulle condizioni e di alcuni ricordano ancora il nome. Ci hanno chiesto di portare i loro più affettuosi saluti, cosa che facciamo con immenso onore, ma crediamo che non basti, perché il grazie che è loro dovuto deve essere corale e siamo certi che noi tutti, intesi come comunità, sapremo trovare la forma per ritrovarci ed esternare il grande senso di gratitudine nei loro confronti. Il loro apporto e la loro abnegazione sono andati ben oltre il senso del dovere".
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