Pedemontana, Insieme in Rete: "Ambiente compromesso, autostrada 'a pezzi', rischio diossina"

MEDA - A margine dell'incontro pubblico organizzato dall'amministrazione comunale di Seveso per fare il punto su Pedemontana, il coordinamento ambientalista di "Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile" interviene di nuovo a gran voce: per invocare lo stop immediato dei lavori.

Pedemontana: se ne parla tanto, ma non si vede la conclusione dei lavori. Purtroppo, per alcuni, meglio così invece per molti. Tra questi si schiera anche il coordinamento ambientalista di "Insieme in rete per uno sviluppo sostenibile" che, da sempre, si batte contro la realizzazione dell'autostrada.

Nei giorni scorsi, approfittando dell'incontro pubblico organizzato dall'amministrazione comunale di Seveso, "Insieme in rete" ha espresso nuovamente il suo pensiero. Anche attraverso un comunicato diffuso alla stampa per invocare ancora lo stop ai lavori e spiegare le motivazioni di questa richiesta. Lo pubblichiamo integralmente:

L’autostrada Pedemontana è arrivata a Lentate sul Seveso e sta scaricando il traffico di percorrenza sulla superstrada Milano-Meda. Un traffico per la verità scarso che è circa il 30% delle percorrenze previste ma quanto basta per portare al collasso una superstrada già di per sé satura. E’ un’autostrada che per la parte sinora realizzata (tratta A e B1 + tangenziali di Varese e Como 1° lotto) ha avuto costi realizzativi altissimi e un impatto devastante per il territorio e l’ambiente, con il bosco della Moronera e della Battù sventrati e intere aree agricole e verdi spazzate via. C’è un altro aspetto da evidenziare: i flussi di traffico scarsi sin dal tempo della gratuità che continuano ad essere tali anche per  l’elevato pedaggio. Flussi che non consentono entrate sufficienti per ammortizzare l’infrastruttura e fare utili. Insomma, pedemontana si conferma un’autostrada inutile.

Mancano poi i fondi per il completamento dell’intera autostrada poiché il “project financing” è completamente fallito, le banche han deciso di non investire più e nonostante una dubbia defiscalizzazione vero aiuto di Stato (su cui sono state fatte segnalazioni alle commissioni europee per violazione alle procedure), mancano circa 3 miliardi all’appello e il denaro sinora investito (1,2 miliardi) è solo pubblico. Un vero disastro cui si aggiungono prospettive ancora peggiori.

In questo panorama  e in previsione della presentazione del progetto esecutivo della tratta B2 (ancora senza copertura economica), gli ambientalisti di "Insieme in Rete" – che sin dal 2007 denunciano l’inutilità e la nocività di quest’infrastruttura - hanno chiesto che prima di qualsivoglia progetto esecutivo si dia rispondenza alle prescrizioni del CIPE e alle norme di legge rispetto ad una delle criticità maggiori: la presenza di diossina TCDD dell’Icmesa nelle zone della tratta B2 e C che saranno attraversate dall’autostrada.

E’ stata una lunga battaglia e, finalmente, ora esiste un Piano di Caratterizzazione per capire, dopo le analisi effettuate, i livelli di concentrazione della diossina e decidere il da farsi e cioè se sia possibile far passare un’autostrada attraverso questi terreni contaminati, se sia necessaria una bonifica che tenga conto della necessità di impedire l’aerodispersione di diossina. Bonifica che, in tal caso, avrebbe costi rilevanti non previsti dal piano finanziario, già in crisi, di Pedemontana.

Uno sviluppo “insostenibile”!
La diossina è il risultato di un pessimo modo di intendere lo sviluppo industriale. Analogamente l’autostrada Pedemontana è stata concepita come un’opera che in nome dello sviluppo può sacrificare l’ambiente.
Per questo la Soc. Pedemontana prevedeva una serie di progetti di compensazione ambientale, in una discutibile logica “riparatoria”: si distrugge da una parte, si restituisce parzialmente dall’altra. Di fatto l’autostrada Pedemontana, però, avanza senza nemmeno rispettare le progettazioni iniziali: la Tratta A di Pedemontana è percorribile dal gennaio 015 ma di tutti i progetti di compensazione ambientale, solo quello di Cassano Magnago - peraltro ridotto - è in fase di progetto esecutivo. La tratta B1, aperta a novembre 015, non contempla nel cronoprogramma le previste compensazioni ambientali ed è incompleta di molte opere accessorie e di connessione.  A rischio anche la promessa Greenway, che avrebbe dovuto accompagnare tutta la tratta autostradale con un percorso di viabilità lenta per biciclette e percorribilità pedonale.

Dire la verità, fare la cosa giusta 
Quello che sta accadendo è sotto gli occhi di tutti, ma c’è ancora chi, nelle istituzioni, cerca di non dire la verità. Una verità che proclama l’assenza di una programmazione economica finanziaria sensata e, ancora più l’assenza di risorse per la realizzazione dell’opera così com’era stata concepita e approvata dal CIPE. Adesso lo scenario è completamente trasformato, adesso è il momento di dire la verità su quello che non può essere realizzato. Il re è nudo.

Quello che Pedemontana e Regione Lombardia non dicono è che i soldi non ci sono e non saranno sufficienti, che questo modello di viabilità su gomma non regge più e che vanno trovate soluzioni differenti a quest’inutile autostrada. E’ essenziale che i lavori si fermino lì dove sono arrivati e che si verifichi come intervenire per sistemare le gravi criticità che sono state causate, riducendo quanto più possibile il danno per le comunità e per l’ambiente. Difendere il territorio dallo scempio che è sotto i nostri occhi e che si scarica  sui comuni già feriti dal disastro diossina è il primo passaggio per riprogettare insieme – istituzioni e territorio – uno sviluppo veramente sostenibile, che deve riguardare la riqualificazione di tutti i sistemi di viabilità “lenta”, il potenziamento del trasporto pubblico e su ferro.