Blitz di Misinto: la banda stava smontando una Range Rover, sette i motori già imballati da spedire
MISINTO - Quando i Carabinieri sono entrati nel capannone in via Risorgimento, i malviventi erano impegnati a smontare una Range Rover Evoque. A qualche ora di distanza dallo spettacolare blitz della Compagnia dei Carabinieri di Seregno emergono nuovi risvolti sull'operazione.
I Carabinieri sono entrati nel capannone di via Risorgimento per accertamenti e si sono trovati di fronte le quattro persone che stavano smontando una Range Rover Evoque. Poi il fuggi fuggi e la caccia all'uomo durata quasi cinque ore. E' iniziata così martedì mattina alle 7.15 la brillante operazione dei Carabinieri della Compagnia di Seregno, coordinati dal capitano Danilo Vinciguerra.
All'indomani del blitz, che si è concluso con le quattro persone condotte in stato di fermo a Monza e messe a disposizione dell'autorità giudiziaria, emergono nuovi risvolti sull'intera vicenda.
Uno su tutti. La banda era decisamente ben organizzata, di alto profilo, con persone che avevano una chiara suddivisione dei compiti. Ne facevano parte l'italiano D.G. di 40 anni residente a Desio, il marocchino H.H. di 41 anni anch'egli residente a Desio, il suo connazionale M.C. di 38 anni residente a Milano e l'egiziano I.E. di 35 anni residente a Milano.
Un leader - uno dei due marocchini - poi uno abile a rubare le auto (con l'utilizzo dei "jammer", i disturbatori di frequenza che vanificano l'utilità dell'antifurto satellitare) , uno che sa il fatto suo nel farle a pezzi smontandole pezzo dopo pezzo o rielaborandole e, infine, il quarto capace di piazzarle sul mercato nero.
I Carabinieri da qualche tempo avevano appreso di questa attività localizzata nell'area di Misinto, senza sapere esattamente dove. Nel capannone di via Risorgimento, un po' seguendo il fiuto e un po' dando sviluppo all'attività di indagine, sono entrati per accertamenti. Ma subito hanno capito di aver colto nel segno: i quattro erano intenti a smontare una Range Rover Evoque risultata rubata un paio di settimane fa a Caponago. Accanto a loro, ma non ancora toccata, una Mercedes Classe C 250 rubata a Cadorago nel comasco. Su questa c'erano sette motori di grossa cilindrata già imballati e pronti per la spedizione, nel capannone anche ventri treni di gomme con cerchioni in lega.
Alla vista dei Carabinieri l'italiano è quello che ha avuto più buonsenso: ha alzato le mani in segno di resa e non ha opposto alcune resistenza. Gli altri tre, invece, sono riusciti a sfruttare un passaggio segreto: sfondando il vetro di una finestra sono saliti sul tetto e, da lì, con un salto di 4 metri, nei campi limitrofi.
I militari non si sono persi d'animo. Hanno circondato il campo di pannocchie di circa 10 mila metri quadrati, anche se qualcuno del posto sostiene si tratti anche di 20 mila, e piano piano sono entrati alla ricerca dei fuggitivi.
Gente esperta: il primo è stato acciuffato soltanto dopo due ore di ricerche grazie alle indicazioni fornite dal Nucleo Elicotteri giunto da Bergamo. Gli altri due, invece, si muovevano nel campo con il passo del leopardo. Pancia a terra, facendo forza sulle ginocchia e sui gomiti per evitare di muovere le pannocchie.
Non erano però gli unici preparati. Le tecniche militari per setacciare il campo le conoscono anche i Carabinieri. Anche se in quasi cinque ore, sono riusciti a fiutare i due uomini mancanti della banda e ad ammanettarli.
L'operazione, condotta con un grande spiegamento di forze, è stata non solo brillante ma anche tempestiva. La convinzione deqli inquirenti è che la banda non avesse una sede fissa per la sua attività: con ogni probabilità da quel capannone in affitto di via Risorgimento se ne sarebbero andati di lì a poco per stabilirsi provvisoriamente da qualche altra parte, per sfuggire a sguardi indiscreti e per non essere tenuti sott'occhio dalle forze dell'ordine.
Il volume d'affari? Indagini in corso. Il sospetto è che possa trattarsi di un giro davvero milionario e redditizio.
All'indomani del blitz, che si è concluso con le quattro persone condotte in stato di fermo a Monza e messe a disposizione dell'autorità giudiziaria, emergono nuovi risvolti sull'intera vicenda.
Uno su tutti. La banda era decisamente ben organizzata, di alto profilo, con persone che avevano una chiara suddivisione dei compiti. Ne facevano parte l'italiano D.G. di 40 anni residente a Desio, il marocchino H.H. di 41 anni anch'egli residente a Desio, il suo connazionale M.C. di 38 anni residente a Milano e l'egiziano I.E. di 35 anni residente a Milano.
Un leader - uno dei due marocchini - poi uno abile a rubare le auto (con l'utilizzo dei "jammer", i disturbatori di frequenza che vanificano l'utilità dell'antifurto satellitare) , uno che sa il fatto suo nel farle a pezzi smontandole pezzo dopo pezzo o rielaborandole e, infine, il quarto capace di piazzarle sul mercato nero.
I Carabinieri da qualche tempo avevano appreso di questa attività localizzata nell'area di Misinto, senza sapere esattamente dove. Nel capannone di via Risorgimento, un po' seguendo il fiuto e un po' dando sviluppo all'attività di indagine, sono entrati per accertamenti. Ma subito hanno capito di aver colto nel segno: i quattro erano intenti a smontare una Range Rover Evoque risultata rubata un paio di settimane fa a Caponago. Accanto a loro, ma non ancora toccata, una Mercedes Classe C 250 rubata a Cadorago nel comasco. Su questa c'erano sette motori di grossa cilindrata già imballati e pronti per la spedizione, nel capannone anche ventri treni di gomme con cerchioni in lega.
Alla vista dei Carabinieri l'italiano è quello che ha avuto più buonsenso: ha alzato le mani in segno di resa e non ha opposto alcune resistenza. Gli altri tre, invece, sono riusciti a sfruttare un passaggio segreto: sfondando il vetro di una finestra sono saliti sul tetto e, da lì, con un salto di 4 metri, nei campi limitrofi.
I militari non si sono persi d'animo. Hanno circondato il campo di pannocchie di circa 10 mila metri quadrati, anche se qualcuno del posto sostiene si tratti anche di 20 mila, e piano piano sono entrati alla ricerca dei fuggitivi.
Gente esperta: il primo è stato acciuffato soltanto dopo due ore di ricerche grazie alle indicazioni fornite dal Nucleo Elicotteri giunto da Bergamo. Gli altri due, invece, si muovevano nel campo con il passo del leopardo. Pancia a terra, facendo forza sulle ginocchia e sui gomiti per evitare di muovere le pannocchie.
Non erano però gli unici preparati. Le tecniche militari per setacciare il campo le conoscono anche i Carabinieri. Anche se in quasi cinque ore, sono riusciti a fiutare i due uomini mancanti della banda e ad ammanettarli.
L'operazione, condotta con un grande spiegamento di forze, è stata non solo brillante ma anche tempestiva. La convinzione deqli inquirenti è che la banda non avesse una sede fissa per la sua attività: con ogni probabilità da quel capannone in affitto di via Risorgimento se ne sarebbero andati di lì a poco per stabilirsi provvisoriamente da qualche altra parte, per sfuggire a sguardi indiscreti e per non essere tenuti sott'occhio dalle forze dell'ordine.
Il volume d'affari? Indagini in corso. Il sospetto è che possa trattarsi di un giro davvero milionario e redditizio.