Diossina, Butti: "Da ogni danno, attraverso la sua memoria, possiamo e dobbiamo uscire migliori"

SEVESO - Il sindaco Paolo Butti in settimana è stato a Bruxelles per parlare della diossina. Finora era uscita solo la voce della Regione, il primo cittadino voleva evitare il rischio che la gente credesse a un pensiero comune e condiviso dai relatori. Ci ha fornito una sintesi del suo intervento

Si avvicina con discrezione e sussurra: "Ma quell'articolo....". Non sappiamo di cosa sta parlando il sindaco Paolo Butti ma lui, mai sopra le righe neanche quando vuole fare una tirata d'orecchie, precisa subito: il timore è che a Seveso le dichiarazioni rilasciate a Bruxelles da Raffaele Cattaneo, Presidente del Consiglio regionale, riguardo al disastro dell'Icmesa, possano essere interpretato come pensiero comune e condiviso.

Non è così, naturalmente. Eravamo rimasti sorpresi da quelle dichiarazioni, le abbiamo pubblicate affinché i sevesini sapessero cosa viene detto della cità e della vicenda diossina. Qualcuno le avrà condivise quelle frasi, altri no. Ora che abbiamo il riassunto dell'intervento del sindaco, nessun problema a metterlo a disposizione dei lettori affinché i sevesini sappiano qual è il messaggio di dolore, di preoccupazione ma anche di speranza che è stato portato in Europa:


Oggi, a 40 anni da “quel caldo sabato di luglio” possiamo affermare che l’incidente di Seveso ha avuto gravi conseguenze scientificamente conclamate sulla salute dei suoi cittadini così come ha chiaramente influito negativamente sullo sviluppo economico della città.

Se gli ultimi dati epidemiologici comunicati riducono le iniziali fortissime preoccupazioni derivanti dagli esperimenti di laboratorio sugli animali, l’aumento di mortalità rispetto alla media, legata ad alcuni patologie tumorali nelle zone maggiormente inquinate, A e B, negli anni successivi al disastro, creano una diretta correlazione scientifica tra assorbimento di TCDD, la cosiddetta Diossina di Seveso, ed aumento della mortalità.
Ultimo dato su cui è anche importante soffermarsi è quello dell’aumento dei casi di mortalità per patologie cardiache, sempre nelle zone A e B, negli anni immediatamente successivi al 76. Ciò a dimostrare che il fattore STRESS indotto ha avuto conseguenze molto gravi e che quindi in tali situazioni la gestione dell’emergenza sotto l’aspetto anche comunicativo è un fattore essenziale. 

 D’altra parte, come accennavo, anche le imprese locali, soprattutto l’artigianato legato alla produzione del mobile ha subito negli anni immediatamente successivi al 76 una forte crisi occupazionale legata alla drastica riduzione degli ordinativi. Tutto ciò che arrivava da Seveso era da allontanare, questo accadeva spesso anche nei confronti delle persone.
Questi elementi hanno comportato tensioni, spaccature, ed aspri confronti ideologici anche a livello locale. E’ possibile affermare, sintetizzando, che sia la Popolazione che il mondo associativo si divideva tra “negazionisti” ed “allarmisti”. Su questa spaccatura si inseriva anche il delicatissimo tema dell’aborto, allora oggetto di forte confronto a livello nazionale.

Come si può dedurre quindi la popolazione sevesina fu fortemente messa alla prova nella sua capacità di reazione in quel drammatico frangente.
Una risposta chiara e forte sulla volontà di reagire e far parte del processo di reazione al danno venne subito espressa nella battaglia del territorio per evitare la costruzione in loco di un Impianto di incenerimento delle sostanze inquinate puntando invece ad un intervento di bonifica completamente differente ed innovativo. L’obiettivo fu raggiunto attraverso la realizzazione di vasche interrate di raccolta delle sostanze inquinate, da realizzarsi sull’area bonificata attraverso decortificazione della parte superiore del terreno ed abbattimento di tutti gli edifici presenti della zona A con la posa di tale materiale nelle vasche e con la successiva formazione su tutta la superficie della zona A di un parco naturale.

Oggi Seveso possiede questo Parco, un area protetta di 42,8 ettari che oltre ad essere punto di aggregazione per la città rappresenta la memoria del disastro ambientale del ‘76 ed un esempio unico al mondo di recupero ambientale. Per questo motivo viene annualmente visitato da studenti e cittadini provenienti anche da nazioni straniere. Il Parco Naturale del Bosco delle Querce rappresenta la più significativa azione di resilienza della comunità sevesina all’evento del ‘76. Ma non solo questo è Seveso oggi.
Oggi a Seveso ha sede Fondazione Lombardia per l’Ambiente, nata in conseguenza dell’evento diossina grazie ad una fondamentale intuizione dell’allora presidente di Regione Lombardia Guzzetti per far sì che la memoria di quel fatto non andasse persa e contemporaneamente da quella memoria potesse svilupparsi un centro di ricerca e sviluppo  scientifico utile alla politica ed alle comunità per la gestione del rischio ambientale e la valorizzazione dell’importanza di garantire strumenti per uno sviluppo sostenibile.

FLA è sempre più parte della città e con la Fondazione lavoriamo quotidianamente su molteplici progetti ambientali riuscendo a coinvolgere scuole, associazioni e società pubbliche e private del territorio.
Tutto questo ci ha permesso di ottenere quest’anno un finanziamento da parte di Fondazione Cariplo su un bando rivolto alla resilienza che ci sta permettendo di finanziare molteplici attività di crescita sostenibile insieme alle associazioni locali.

Ultimo ma non ultimo l’Amministrazione comunale che ho l’onore di guidare ha realizzato chiari progetti relativi all’attenzione all’ambiente. Un nuovo piano di Governo del Territorio che ferma il consumo di suolo, con l’obiettivo di recupero di importanti aree verdi lungo i corsi fluviali della città e con la pianificazione di una nuova mobilità sostenibile. Un impegnativo lavoro del settore Ecologia che ci ha permesso di mettere in campo un progetto di aumento della raccolta differenziata che ha raggiunto il livello del 75% in un anno con l’obiettivo a medio termine dell’80%. L’ottenimento di un finanziamento europeo attraverso la piattaforma HORIZON2020 che vede Seveso come città di riferimento nelle politiche della gestione dei rifiuti urbani con l’obiettivo di tante ed ulteriori azioni di sensibilizzazione ed implementazione sul territorio. Questa è Seveso oggi. 

Questa è la dimostrazione che da ogni danno, attraverso la sua memoria, possiamo e dobbiamo uscire migliori. Questo si è realizzato a livello europeo in quanto da Seveso è iniziato un indispensabile processo di consapevolezza e costruzione normativa sui rischi industriali di danno ambientale con le DIRETTIVE SEVESO. Questo si è realizzato e si sta ancora oggi realizzando attraverso la resilienza che la città è riuscita a mettere in campo.

Oggi il Parco naturale del Bosco delle Querce è il simbolo di una città che per tanti aspetti sta chiaramente puntando e lavorando alla valorizzazione dell’ambiente ed alla ricostituzione di una sempre maggiore coesione sociale, elemento indispensabile per la gestione dei problemi e della crescita di una comunità. 

Penso che si debba andare oltre però e perciò chiudo con una proposta sulla quale insieme a FLA e ad altre realtà locali come l’Agenzia Innova21 che coinvolge diversi Comuni della nostra zona stiamo lavorando. Attraverso un confronto ed un’azione sinergica con altre comunità anche sovranazionali che hanno vissuto un’esperienza simile alla nostra e facendo tesoro e memoria delle reciproche esperienze potremo lavorare ad un progetto che ci permetta non solo di realizzare un protocollo di reazione delle comunità ad eventi legati a disastri ambientali ma anche di mettere per iscritto una proposta di crescita delle comunità con al centro delle politiche di sviluppo la partecipazione dei soggetti aggregati presenti a livello locale, indirizzo sempre più indispensabile per affrontare le difficili sfide legate alla coesione sociale ed alla salvaguardia della pace e del benessere comune. “Contaminandoci” di buone pratiche, parafrasando il titolo che racchiuderà i tre giorni di ricordo dell'incidente del 1976 al Bosco delle Querce, “Contaminazioni” al Bosco delle Querce, appunto. 

Il sindaco
Paolo Butti