Omicidio di Seveso, l'incredulità dei vicini: "Sembravano due persone serene"
SEVESO - Tanto dolore, ma anche incredulità. Nessuno dei vicini di casa, interpellati dopo l'omicidio di mercoledì sera, pensava che al secondo piano del condominio di piazza Mazzini potesse consumarsi una tragedia.
Il primo a rompere il muro di silenzio a Seveso è Hassem Bubaker. Abita nel condominio di piazza Mazzini 3, quello di fronte alla stazione, in cui Elisabeth Huayta Quispe è stata uccisa, molto probabilmente per strangolamento, dal suo ex compagno.
Espressione incredula sul volto, braccia che si allargano sconsolate mentre risponde alle domande, non riesce a darsi una spiegazione dell'accaduto: "No, non avrei mai creduto che tra loro potesse finire così. Conoscevo entrambi, certo. Non più di tanto. Però lui sempre cordiale e gentile. Vedevo di più lei, anche perché qualche volta la incrociavo anche al parco quando portavo i miei bambini. Oppure, rincasando, mi capitava di aiutarla con le borse della spesa o con il passeggino. Mi sembravano due persone serene".
Lui, nella tarda serata di mercoledì, non ha sentito né rumori né grida: "Forse perché abito al sesto piano, loro erano al secondo", dice lui con timidezza, quasi a giustificarsi.
Allibito anche un vicino del quarto piano, che preferisce rimanere anonimo: "Di certo erano due brave persone. Se mi aveste chiesto martedì cosa ne pensavo, non le avrei mai giudicate né violente né, ancora meno, capaci di un omicidio. Non so cosa può essere scattato nella testa di lui. Io non mi sono accorto di nulla, finché non ho visto dalla finestra le auto dei Carabinieri".
Dall'altra parte della strada la Tecnocasa, il titolare Roberto Forestiero, assalito da taccuini e telecamere, sebbene colto alla sprovvista non si sottrae: "Conosco Vittorio Vincenzi, anche se in modo abbastanza superficiale. Negli anni '90 mi ero occupato della vendita della casa di famiglia. Gente a posto. Sì, certo: anche lui. Una vita forse un po' 'movimentata', ma certo non da delinquente. Una persona molto diretta, schietta, ma da lui non mi sarei mai aspettato un gesto simile".
Non si sottrae alle domande nemmeno Paolo Vintani. E' il titolare della farmacia "Alla Madonna" di Barlassina, vicepresidente regionale di Federfarma. "Conoscevo bene la famiglia Vincenzi - racconta - loro farmacisti come noi Vintani, situati a poche centinaia di metri di distanza. Vittorio coetaneo di mio fratello, io della stessa età di sua sorella. Una bella famiglia. Vincenzo? Un irrequieto, forse cercava modelli di vita che non erano i suoi. Avevo accolto con molto piacere la notizia della nascita dei due bambini, avuti in tarda età da questa ragazza peruviana. Mi aveva fatto pensare, come diremmo qui in Brianza, che aveva messo finalmente la testa a posto trovando la serenità. Alla luce di quanto è accaduto, forse non è andata proprio così".
Espressione incredula sul volto, braccia che si allargano sconsolate mentre risponde alle domande, non riesce a darsi una spiegazione dell'accaduto: "No, non avrei mai creduto che tra loro potesse finire così. Conoscevo entrambi, certo. Non più di tanto. Però lui sempre cordiale e gentile. Vedevo di più lei, anche perché qualche volta la incrociavo anche al parco quando portavo i miei bambini. Oppure, rincasando, mi capitava di aiutarla con le borse della spesa o con il passeggino. Mi sembravano due persone serene".
Lui, nella tarda serata di mercoledì, non ha sentito né rumori né grida: "Forse perché abito al sesto piano, loro erano al secondo", dice lui con timidezza, quasi a giustificarsi.
Allibito anche un vicino del quarto piano, che preferisce rimanere anonimo: "Di certo erano due brave persone. Se mi aveste chiesto martedì cosa ne pensavo, non le avrei mai giudicate né violente né, ancora meno, capaci di un omicidio. Non so cosa può essere scattato nella testa di lui. Io non mi sono accorto di nulla, finché non ho visto dalla finestra le auto dei Carabinieri".
Dall'altra parte della strada la Tecnocasa, il titolare Roberto Forestiero, assalito da taccuini e telecamere, sebbene colto alla sprovvista non si sottrae: "Conosco Vittorio Vincenzi, anche se in modo abbastanza superficiale. Negli anni '90 mi ero occupato della vendita della casa di famiglia. Gente a posto. Sì, certo: anche lui. Una vita forse un po' 'movimentata', ma certo non da delinquente. Una persona molto diretta, schietta, ma da lui non mi sarei mai aspettato un gesto simile".
Non si sottrae alle domande nemmeno Paolo Vintani. E' il titolare della farmacia "Alla Madonna" di Barlassina, vicepresidente regionale di Federfarma. "Conoscevo bene la famiglia Vincenzi - racconta - loro farmacisti come noi Vintani, situati a poche centinaia di metri di distanza. Vittorio coetaneo di mio fratello, io della stessa età di sua sorella. Una bella famiglia. Vincenzo? Un irrequieto, forse cercava modelli di vita che non erano i suoi. Avevo accolto con molto piacere la notizia della nascita dei due bambini, avuti in tarda età da questa ragazza peruviana. Mi aveva fatto pensare, come diremmo qui in Brianza, che aveva messo finalmente la testa a posto trovando la serenità. Alla luce di quanto è accaduto, forse non è andata proprio così".
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Serena :
Ma come mai i vicini dicono che erano due persone serene? Come si è fatto a sapere che la donna ha richiamato l'assassino perché uno dei bambini si è messo a piangere, visto che lei è morta e i bimbi sono troppo piccoli per testimoniare? | domenica 27 novembre 2016 12:00 Rispondi