Infiltrazioni mafiose: in Consiglio esplode la polemica, poi nasce la commissione Antimafia
SEREGNO - Un'aula piena di cittadini, ieri sera, per la seduta di Consiglio comunale. La prima dopo la chiusura dei due bar del centro cittadino per possibili infiltrazioni mafiose. Si è conclusa apparentemente a tarallucci e vino, con una delibera votata all'unanimità per istituire una commissione Antimafia, ma le posizioni di maggioranza e minoranza sono decisamente divergenti.
Istituire una commissione antimafia che coinvolge tutte le forze rappresentate in Consiglio comunale; pubblicare sul sito Internet del Comune tutte le pratiche di rilascio di licenze edilizia e le Scia inerenti gli esercizi commerciali; concedere la cittadinanza onoraria a una figura di rilievo nazionale che in questi anni si è particolarmente distinta nella lotta e nella testimonianza contro ogni forma di criminalità organizzata. E' questa la risposta che il Consiglio comunale, nella seduta di ieri, ha voluto dare alla chiusura dei due bar del centro cittadino su ordine della Prefettura a causa della possibilità di infiltrazioni mafiose.
Una decisione presa con votazione unanime. Ma chi pensa alla collaborazione e alla comunione d'intenti tra la maggioranza e la minoranza (che ha presentato unita l'ordine del giorno) si sbaglia di grosso. In aula, durante le quasi tre ore di seduta, sono volati ceffoni. Politici, s'intende. Con un Tiziano Mariani (Noi x Seregno) che in apertura ha subito rimproverato al sindaco di non avere affrontato la questione con quella urgenza che un tema così importante avrebbe meritato e che ha ricordato come nel 2012 già la maggioranza dichiarava che avrebbe combattuto la criminalità organizzata, salvo assistere di nuovo a certi episodi.
O con un William Vganò (Pd) che ha accusato il centrodestra in generale di aver fatto poco in questi anni per contrastare la criminalità organizzata, perdendo tempo, sottovalutando il problema. E che ha affondato il colpo sostenendo che l'atteggiamento degli amministratori comunali dev'essere integerrimo ("Non ci si può costituire parte civile nei processi e andare a bere il caffè in certi bar") e che i troppi silenzi hanno fatto male alla città. Concludendo il suo intervento con la richiesta di un cambiamento di stile.
Da parte sua Pietro Amati (Ripartiamo e "Per Seregno Civica") ha puntato il dito contro l'atteggiamento di tutta la città, quasi insensibile di fronte al problema della criminalità organizzata, quasi incapace di scandalizzarsi. "Ci stiamo assuefacendo, e questo mi preoccupa molto di più del fatto in sé". E, ricordando come il sostituto procuratore Salvatore Bellomo non sia venuto in città per una visita di cortesia, ha poi punzecchiato il vicesindaco Giacinto Mariani sostenendo di aver notato in lui non un atteggiamento propositivo, ma quasi l'intenzione di difendersi.
Più distaccato Mario Nava (Movimento 5 Stelle) che ha solo evidenziato come la città sia stata offesa dall'accaduto. Ma ha anche esortato gli amministratori a ricordarsi che Seregno merita ben altro, anche sotto il profilo urbanistico.
Dall'altra parte, invece, quella della maggioranza, parola a Giacinto Mariani, che ha ribattuto punto su punto, con tanto di interessi. Facendo notare a Viganò che il cambiamento di stile tanto invocato sarebbe auspicabile se seguito anche nei fatti e, pertanto, sottoponendo l'ordine del giorno anche alla maggioranza affinché potesse essere condiviso da tutti. Ribadendo che il cambiamento di stile non deve corrispondere alle accuse ricevute perché abita nello stesso stabile del bar. E, ancora, che il Pd non deve compiere atti per dire "io sono stato il primo", o chiedere lo scioglimento di un Consiglio comunale a fini elettorali ("Anche quello è un atto che ha fatto male alla città"). Ha ribadito la costituzione di parte civile in sei processi contro la criminalità organizzata. Ha espresso meraviglia per aver letto sulla stampa che proprio uno dei consiglieri del Pd che l'accusa ha parenti coinvolti nell'inchiesta Infinito.
Poi, al termine di due ore e mezza di discussione, il vicesindaco ha teso la mano: via libera all'approvazione dell'ordine del giorno, anche se non gli piace quella richiesta della commissione Antimafia ("L'avevamo già nella precedente legislatura, guidata dall'opposizione, e non ha fatto nulla. Utilizziamo la commissione capigruppo"), non vuole che quella presidenza alla minoranza venga interpretata come un'attività di controllo della maggioranza ("Qui, piuttosto, tutti insieme dobbiamo controllare l'amministrazione comunale nel senso più ampio del termine") e si augura che non diventi uno strumento di strumentalizzazione.
Non doveva essere la serata delle divisioni, almeno dal punto di vista formale. Dal punto di vista sostanziale, invece, la questione della criminalità organizzata si caratterizza per una frattura insanabile. Non sono solo divergenze politiche o modi diversi di intendere la vicenda, bensì anche accuse che toccano molti aspetti personali. Tutti avanti insieme contro le mafie, insomma, seduti sui due lati opposti del tavolo e guardandosi in cagnesco.
Una decisione presa con votazione unanime. Ma chi pensa alla collaborazione e alla comunione d'intenti tra la maggioranza e la minoranza (che ha presentato unita l'ordine del giorno) si sbaglia di grosso. In aula, durante le quasi tre ore di seduta, sono volati ceffoni. Politici, s'intende. Con un Tiziano Mariani (Noi x Seregno) che in apertura ha subito rimproverato al sindaco di non avere affrontato la questione con quella urgenza che un tema così importante avrebbe meritato e che ha ricordato come nel 2012 già la maggioranza dichiarava che avrebbe combattuto la criminalità organizzata, salvo assistere di nuovo a certi episodi.
O con un William Vganò (Pd) che ha accusato il centrodestra in generale di aver fatto poco in questi anni per contrastare la criminalità organizzata, perdendo tempo, sottovalutando il problema. E che ha affondato il colpo sostenendo che l'atteggiamento degli amministratori comunali dev'essere integerrimo ("Non ci si può costituire parte civile nei processi e andare a bere il caffè in certi bar") e che i troppi silenzi hanno fatto male alla città. Concludendo il suo intervento con la richiesta di un cambiamento di stile.
Da parte sua Pietro Amati (Ripartiamo e "Per Seregno Civica") ha puntato il dito contro l'atteggiamento di tutta la città, quasi insensibile di fronte al problema della criminalità organizzata, quasi incapace di scandalizzarsi. "Ci stiamo assuefacendo, e questo mi preoccupa molto di più del fatto in sé". E, ricordando come il sostituto procuratore Salvatore Bellomo non sia venuto in città per una visita di cortesia, ha poi punzecchiato il vicesindaco Giacinto Mariani sostenendo di aver notato in lui non un atteggiamento propositivo, ma quasi l'intenzione di difendersi.
Più distaccato Mario Nava (Movimento 5 Stelle) che ha solo evidenziato come la città sia stata offesa dall'accaduto. Ma ha anche esortato gli amministratori a ricordarsi che Seregno merita ben altro, anche sotto il profilo urbanistico.
Dall'altra parte, invece, quella della maggioranza, parola a Giacinto Mariani, che ha ribattuto punto su punto, con tanto di interessi. Facendo notare a Viganò che il cambiamento di stile tanto invocato sarebbe auspicabile se seguito anche nei fatti e, pertanto, sottoponendo l'ordine del giorno anche alla maggioranza affinché potesse essere condiviso da tutti. Ribadendo che il cambiamento di stile non deve corrispondere alle accuse ricevute perché abita nello stesso stabile del bar. E, ancora, che il Pd non deve compiere atti per dire "io sono stato il primo", o chiedere lo scioglimento di un Consiglio comunale a fini elettorali ("Anche quello è un atto che ha fatto male alla città"). Ha ribadito la costituzione di parte civile in sei processi contro la criminalità organizzata. Ha espresso meraviglia per aver letto sulla stampa che proprio uno dei consiglieri del Pd che l'accusa ha parenti coinvolti nell'inchiesta Infinito.
Poi, al termine di due ore e mezza di discussione, il vicesindaco ha teso la mano: via libera all'approvazione dell'ordine del giorno, anche se non gli piace quella richiesta della commissione Antimafia ("L'avevamo già nella precedente legislatura, guidata dall'opposizione, e non ha fatto nulla. Utilizziamo la commissione capigruppo"), non vuole che quella presidenza alla minoranza venga interpretata come un'attività di controllo della maggioranza ("Qui, piuttosto, tutti insieme dobbiamo controllare l'amministrazione comunale nel senso più ampio del termine") e si augura che non diventi uno strumento di strumentalizzazione.
Non doveva essere la serata delle divisioni, almeno dal punto di vista formale. Dal punto di vista sostanziale, invece, la questione della criminalità organizzata si caratterizza per una frattura insanabile. Non sono solo divergenze politiche o modi diversi di intendere la vicenda, bensì anche accuse che toccano molti aspetti personali. Tutti avanti insieme contro le mafie, insomma, seduti sui due lati opposti del tavolo e guardandosi in cagnesco.