Mariani: "Condannato chi mi ha diffamato, per tre anni sono stato messo alla gogna mediatica"

SEREGNO - A poche ore di distanza dalle esternazioni del Pd, anche Giacinto Mariani ha qualcosa da dire sulla vicenda "+Energy": facendo presente che il Tribunale ha condannato il settimanale "L'Espresso" per l'articolo pubblicato sull'ex primo cittadino nell'aprile 2013

Prima l'esultanza del Pd, poi l'evidenziatura della Lega Nord: nella vicenda "+Energy", secondo il giudice, il Partito Democratico non ha diffamato Mariani, mentre lo ha fatto il settimanale "L'Espresso".

Lo aveva già rivelato agli amici l'ex sindaco Giacinto Mariani, lo annuncia ora pubblicamente l'onorevole Paolo Grimoldi: "Alla fine la verità viene sempre fuori e sono felice di vedere che, per una volta tanto, chi ha gettato fango e veleno su un uomo della Lega, su una persona perbene, come Giacinto Mariani, ne abbia pagato un prezzo, subendo una condanna in tribunale. Sono contento per Mariani, anche se nessuno gli restituirà i tre anni di patimenti in cui ha dovuto convivere con un’accusa infamante e infondata come quella che gli avevano gettato addosso i giornalisti poi condannati”.

Così l'on.Paolo Grimoldi, Segretario della Lega Lombarda e deputato della Lega Nord, commenta la sentenza che ha portato alla condanna del settimanale l’Espresso per l’articolo, firmato da Fabrizio Gatti e pubblicato il 25 aprile 2013, dal titolo: “Brianza tra Lega e Clan. Il sindaco, il numero due della Confindustria locale, il capitano dell’arma. In affari con i Casalesi. i segreti del modello Seregno”, richiamato in copertina con la dicitura “Brianza – Imprenditore e Sindaco della Lega in affari con i clan”.

Sollevato, per la ristabilita verità, il diretto interessato, l’ex sindaco di Seregno, all’epoca dei fatti, e oggi vice sindaco, Giacinto Mariani, che spiega: “Per tre anni sono stato messo alla gogna mediatica per via di un articolo pubblicato sull’Espresso, un articolo di cinque pagine in cui venivo dipinto come uno che faceva affari addirittura con il clan dei casalesi. Una vicenda assurda, nata da una pseudo inchiesta giornalistica basata sul nulla, su una vicenda che non esiste e che infatti non è mai stata neppure presa in considerazione dalla magistratura, tanto che non è stato aperto alcun fascicolo e al sottoscritto, ovviamente, non è mai arrivato alcun avviso di garanzia. Eppure per tre anni ho dovuto convivere con questa accusa infamante, accusa strumentalizzata politicamente dai miei avversari a fini politici. Adesso la verità è stata finalmente ristabilita dalla magistratura: pochi giorni fa ho vinto la causa di diffamazione contro il settimanale l’Espresso, contro l'allora suo direttore responsabile Bruno Manfellotto e contro il giornalista Fabrizio Gatti, condannati a corrispondermi in tutto circa 34mila euro fra risarcimento e riparazione pecuniaria ex art. 12 L. 47/1948, oltre al rimborso delle spese legali e alla condanna alla pubblicazione della sentenza sul loro stesso periodico. Ma al di là del risarcimento, di cui francamente non mi interessa molto, e che non mi risarcisce delle sofferenze personali che ho patito in questi tre anni e quelle patite dai mie familiari che mi hanno sempre sostenuto, sono felice che la verità, seppur dopo tre anni, sia stata stabilita da un tribunale. E adesso voglio proseguire nel mio percorso politico e amministrativo, per il bene della mia città e dei miei cittadini, con maggiore serenità e sempre a testa alta”.

Soddisfatto della sentenza anche l'avvocato Marco Cattaneo, legale di Giacinto Mariani, che sottolinea come "sotto il profilo squisitamente tecnico il Tribunale abbia correttamente stabilito che nell'articolo diffamatorio il diritto di critica è stato più volte esercitato oltre i confini consentiti dall'ordinamento giuridico, violando tanto il requisito della verità della notizia quanto il requisito della continenza, che è la correttezza della forma espositiva, nel caso di specie non sempre mantenuta nei limiti della obiettività".


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