Schiavocampo, un viaggio dal formale all'informale
SEREGNO - In esposizione in Galleria Civica Mariani un artista poliedrico, in continua evoluzione, che ha attraversato tutte le correnti della fine del novecento interpretandole con una vena personale.
Dal formale all’informale: il percorso artistico di Paolo Schiavocampo, classe 1924, ha attraversato diverse correnti e approda, ora, in Galleria civica “Ezio Mariani” (via Cavour, 26) con la personale “Ricostruzioni” che sarà inaugurata oggi, sabato 28 novembre, alle 17.
In mostra sculture dell’ultimo decennio delle serie “Arazzi” e “Cementi”, realizzate con materiali diversi, dalla stoffa e dalla carta al cemento con pigmenti policroni. Opere che documentano tutte le fasi di ricerca dell’artista.
“La figurazione – spiega il curatore Franco Cajani - si trasla e trasfigura con la potenza del colore di taches cromatiche che dominano l’intera composizione. I suoi cementi sembrano sinopie strappate da antichi muri e i residui di ferro ne fanno marginale struttura in una intimità lirica”..
Un’amicizia quella tra Schiavocampo e Cajani nata a metà degli anni Settanta in un piccolo capannone di proprietà del corniciaio collezionista Luigi Crippa alla periferia di Arcore. Una sorta di studio collettivo che ospitava anche lo scultore Pino Spagnulo, già Premio “Seregno-Brianza” di scultura nel 1974 con l’opera “Studio per bandiera” e l’artista Nanni Valentini.
Nato a Palermo nel 1924, Paolo Schiavocampo, una delle voci più importanti della scultura contemporanea, si è trasferito nel 1948 a Milano dove vive e lavora. Studia Architettura a Roma e a Milano, poi, arte all’Accademia di Venezia, alla Scuola di Pittura di Guido Cadorin, e all’Accademia di Brera a Milano con Giacomo Manzù. Il suo esordio risale al 1950 a Roma alla “Mostra Nazionale della Giovane Pittura Italiana”. Inizia così un percorso, lungo e intenso, che evolve dall’adesione poetica al realismo esistenziale degli anni Cinquanta sino all’espressione informale e che lo porta a lavorare anche all’estero, a New York nel 1964 e in Germania alla fine degli anni Novanta.
Dalla forte partecipazione intellettuale al fermento innovatore degli anni Sessanta e Settanta, con i colleghi Salvatore Scarpitta e Giuseppe Spagnulo, Schiavocampo a partire dagli anni Ottanta si isola nel lavoro.
È la terza volta che Schiavocampo espone a Seregno. La prima nel 1975 quando, nella mostra “Forme nuove per una città nuova/Sculture all’aperto”, espose due opere di grandi dimensioni in poliestere e ferro dal titolo “Albatros” e “Concetto plastico”. L’anno successivo, nel 1976, l’artista palermitano è tra i protagonisti della rassegna “Impressioni visive = versi + immagini”, promossa nell’ambito del Premio Internazionale “Seregno-Brianza” di poesia, con un’opera su un frammento da Connubio d’idee di Franco Cajani, edito nel 1971. Un disegno che riproduceva le scomposizioni geometriche che l’artista svilupperà nei “blocchi di elissoidi” di travertino siciliano usato per la monumentale opera “Agorà” a Gibellina.
La mostra potrà essere visitata fino al 13 dicembre, dal lunedì alla domenica dalle 16 alle 19.
In mostra sculture dell’ultimo decennio delle serie “Arazzi” e “Cementi”, realizzate con materiali diversi, dalla stoffa e dalla carta al cemento con pigmenti policroni. Opere che documentano tutte le fasi di ricerca dell’artista.
“La figurazione – spiega il curatore Franco Cajani - si trasla e trasfigura con la potenza del colore di taches cromatiche che dominano l’intera composizione. I suoi cementi sembrano sinopie strappate da antichi muri e i residui di ferro ne fanno marginale struttura in una intimità lirica”..
Un’amicizia quella tra Schiavocampo e Cajani nata a metà degli anni Settanta in un piccolo capannone di proprietà del corniciaio collezionista Luigi Crippa alla periferia di Arcore. Una sorta di studio collettivo che ospitava anche lo scultore Pino Spagnulo, già Premio “Seregno-Brianza” di scultura nel 1974 con l’opera “Studio per bandiera” e l’artista Nanni Valentini.
Nato a Palermo nel 1924, Paolo Schiavocampo, una delle voci più importanti della scultura contemporanea, si è trasferito nel 1948 a Milano dove vive e lavora. Studia Architettura a Roma e a Milano, poi, arte all’Accademia di Venezia, alla Scuola di Pittura di Guido Cadorin, e all’Accademia di Brera a Milano con Giacomo Manzù. Il suo esordio risale al 1950 a Roma alla “Mostra Nazionale della Giovane Pittura Italiana”. Inizia così un percorso, lungo e intenso, che evolve dall’adesione poetica al realismo esistenziale degli anni Cinquanta sino all’espressione informale e che lo porta a lavorare anche all’estero, a New York nel 1964 e in Germania alla fine degli anni Novanta.
Dalla forte partecipazione intellettuale al fermento innovatore degli anni Sessanta e Settanta, con i colleghi Salvatore Scarpitta e Giuseppe Spagnulo, Schiavocampo a partire dagli anni Ottanta si isola nel lavoro.
È la terza volta che Schiavocampo espone a Seregno. La prima nel 1975 quando, nella mostra “Forme nuove per una città nuova/Sculture all’aperto”, espose due opere di grandi dimensioni in poliestere e ferro dal titolo “Albatros” e “Concetto plastico”. L’anno successivo, nel 1976, l’artista palermitano è tra i protagonisti della rassegna “Impressioni visive = versi + immagini”, promossa nell’ambito del Premio Internazionale “Seregno-Brianza” di poesia, con un’opera su un frammento da Connubio d’idee di Franco Cajani, edito nel 1971. Un disegno che riproduceva le scomposizioni geometriche che l’artista svilupperà nei “blocchi di elissoidi” di travertino siciliano usato per la monumentale opera “Agorà” a Gibellina.
La mostra potrà essere visitata fino al 13 dicembre, dal lunedì alla domenica dalle 16 alle 19.